Tu somigli è il nuovo singolo e video di De.Stradis, con la produzione artistica di Taketo Gohara. Cantautore di origine pugliese, De.Stradis ha perfezionato la sua formazione al Conservatorio di Bologna, per poi maturare un’importante esperienza live in Italia e in Europa.
Tra gli otto vincitori di Musicultura 2024 con il brano Quadri d’autore – vincitore del premio del pubblico e del premio per la migliore performance – da oltre dieci anni collabora con il polistrumentista, autore e produttore Filippo Bubbico, che ha contribuito a definire il suo sound: un’elegante fusione di tradizione italiana e influenze internazionali, che spazia dall’R&B al soul, dal jazz al pop, accompagnata da testi universali e diretti.
A novembre 2024 ha pubblicato il singolo Un Vortice, cui segue il 16 maggio prossimo il singolo e video Tu somigli, prime due anticipazioni del suo disco d’esordio di prossima uscita.
Tu somigli è un brano pop dalle sfumature soul, dove una scrittura evocativa si fonde con una vocalità intensa. Racconta l’apatia come distacco emotivo, parla di un passato più ingenuo, oggi distante, e descrive la fatica nel trovare un significato a ciò che ci accade. Le parole inseguono un pensiero confuso, in bilico tra il bisogno di sentire e l’idea che, in ogni caso, nulla basti davvero. Al centro, la figura dell’altro, simile a un ideale irraggiungibile, simbolo di un desiderio costante e mai appagato, destinato a riaffiorare ciclicamente.
”Tu somigli” parla di apatia generalizzata, della sensazione di asetticità nei confronti di ciò che ti succede attorno che sia per difesa o sia per stanchezza delle delusioni passate. Nel video abbiamo voluto ragionare per contrasto in tutti sensi, a partire da quello con la mia comunicazione abituale, solitamente più chiara e naïve, qui sostituita da un tono più cupo e disilluso. Anche il rapporto tra musica e immagini è giocato in opposizione: a un brano delicato si affiancano immagini crude ma strettamente legate al testo. Il protagonista si ritrova infatti in mezzo a situazioni forti – come una lotta in macchina o la sensualità di una pole dancer – in cui ci si aspetterebbe che l’emotività prenda il sopravvento, ma resta spettatore lontano, quasi assente, a incarnare quella stessa apatia che il brano racconta