Death Cell: streaming, intervista e recensione

I Death Cell sono una band di Rosignano Solvay (LI), alternative rock con influenze dark, psichedeliche, industrial e post-punk, attiva dal 1990. La storia della band vede numerosi concerti in Italia e all’estero e collaborazioni importanti, tra cui quella con Paul Chain dei Death SS, che fu produttore artistico dell’lp Magic Water, e quella con Tony Face dei Not Moving.
Dopo alcuni anni di separazione la band è tornata in attività e ha pubblicato un ep di inediti dal titolo Lancia in Resta per la Native Division Records di Torino, in vista di un nuovo album che uscirà nell’arco dell’anno.
Avete una storia importante alle spalle, che però si era interrotta. Che cosa vi ha riportato a lavorare insieme?
Il caso. La fatalità, il destino, chiamalo come vuoi tu. Abbiamo vissuto separati per anni senza quasi più incontrarci, se non occasionalmente, ognuno nelle proprie storie, addirittura in Paesi lontani. Poi, all’improvviso, la vita ci ha riportato quasi allo stesso tempo nella nostra cittadina di provenienza (siamo della provincia di Livorno) e una sera, per divertimento, abbiamo affittato una sala prove. Eravamo tre quarti della formazione originaria: basso, batteria e voce. Ci siamo divertiti un sacco e abbiamo deciso di continuare.
Siamo quindi tornati a suonare e a comporre nuovi pezzi senza la chitarra, rimanendo molto soddisfatti da quello che producevamo. Gli anni passati, le differenti esperienze musicali (nessuno di noi aveva mai veramente smesso di suonare), le nostre nuove influenze ci avevano dato un nuovo stile e migliorato sia compositivamente che tecnicamente, mantenendo intatta la nostra affinità e la facilità di creare nuovi brani. Abbiamo continuato così in tre fino a quando non è entrato in formazione il nuovo chitarrista. Poi è storia di oggi, dei nuovi live e dell’incisione dell’ep Lancia in Resta.
Da cosa nasce la scelta di cantare parte del disco in italiano e parte in inglese?
Abbiamo da sempre composto brani nelle due lingue, indifferentemente, è una nostra caratteristica fin dagli inizi. Nei primi anni di attività usavamo prevalentemente l’inglese, pensando che si adattasse di più ai nostri brani e soltanto alcuni pezzi si sviluppavano in italiano. Poi la pratica nell’usare la nostra lingua in un contesto musicale come il nostro ci ha dato la possibilità di comporre maggiormente in italiano.
Lancia in Resta è un punto di ripartenza del nostro progetto, un incrocio tra il passato e il futuro della nostra band e è stato quindi composto a metà nelle due lingue, anche se probabilmente nelle prossime uscite useremo prevalentemente l’italiano.
Vorrei sapere come nasce Holiest
Holiest è un grido di dolore e di rabbia. E’ il rendersi conto di come nella storia e nell’evoluzione dell’umanità il potere politico e il potere spirituale abbiano sempre condizionato e guidato l’esistenza degli uomini, togliendo loro la libertà e la felicità di vivere. Una catena di comando gestita da parte di pochi eletti, per nascita, caso o privilegio, che ha reso la maggioranza degli esseri umani schiavi e sottomessi a un sistema senza via di scampo, attraverso la paura, le false promesse e le inutili speranze.
Un sistema che si è adattato ai cambiamenti del tempo e della modernità, ma che rimane intatto, purtroppo, anche ai giorni nostri, condizionando le nostre vite e le nostre scelte. Facciamo parte di un mondo ormai super tecnologico, ma con un sistema sociale arretrato e poco avanzato rispetto alle nostre origini.
Chi e che cosa vi piace della musica italiana di oggi?
C’è un’ottima scena in Italia, molte band e artisti che suonano bene e che hanno idee da proporre, purtroppo penalizzati, quando non di primo piano, da una distribuzione non sempre efficace e da una sempre maggiore carenza di locali e eventi dove esibirsi, dato che ormai vengono ingaggiate quasi esclusivamente cover o tribute band.
Troviamo che ci sia una maggiore originalità nelle proposte e una maggiore attenzione alla tecnica e alla cura nel songwriting rispetto al passato. Ascoltiamo un po’ di tutto a 360 gradi, siamo da sempre consumatori di musica. Per fare alcuni nomi ci piacciono artisti come: Iosonouncane, Fast Animals And Slow Kids, Verdena, Massimo Volume, Il Teatro degli Orrori, Calibro 35, Mushy e molti altri, la lista sarebbe davvero lunga.
L’ep fa da apripista per il prossimo album. Potete dare qualche anticipazione su come sarà?
Diciamo che Lancia in Resta fa da apripista a quelle che saranno le sonorità del nuovo album, che ci apprestiamo a iniziare a registrare in questa primavera e che dovrebbe essere pubblicato durante il 2019. Abbiamo molto materiale nuovo tra cui scegliere e un buon numero di canzoni le abbiamo già suonate negli ultimi live, con ottime reazioni da parte di chi le ha ascoltate. Crediamo davvero che il nuovo album sia la cosa migliore che abbiamo composto fino a oggi e che ci rappresenti al massimo come uomini e musicisti. Sarà sicuramente un disco forte, oscuro, onirico e psichedelico, come da marchio Death Cell.
Death Cell traccia per traccia
Si parte da una molto battagliera Il gioco delle parti, (hard) rock con ispirazione delle origini e ritmo controllato, in cui strumenti e voce prendono i propri giusti spazi.
L’altra porta inserisce qualche elemento sintetico nelle sonorità, anche se lo spirito del brano rimane profondamente rock.
Rimbalzi cupi e sostanzialmente dark wave del basso aprono Holiest, che passa all’inglese e a sonorità affilate e ambivalenti, sempre più aggressive con l’andare del brano.
Si chiude con la lunga To…, ancora in inglese e ancora capace di ruggire ma anche di offrire un background minaccioso.
C’è ancora un fuoco negli esperti Death Cell, capace di riversarsi nelle quattro tracce del nuovo ep e probabilmente sufficiente per alimentare la fiamma del futuro disco.