Enrico Ruggeri, foto di Fabio AlciniLa reunion dei Decibel, la band storica che ha contribuito al lancio della carriera di Enrico Ruggeri, producendo nel contempo ottimi risultati in campo punk/new wave a fine anni ’70, approda a Vercelli. La band, che si era riformata nel corso degli anni in occasioni sporadiche, ha di recente pubblicato un album di inediti, Noblesse oblige, con la partecipazione, oltre che di Ruggeri, degli altri due componenti storici, il chitarrista Fulvio Muzio e il tastierista Silvio Capeccia.

Il concerto soffre la concomitanza con la finale di Champions (in realtà la sofferenza alla fine sarà soprattutto bianconera) e slitta di un paio d’ore, ma senza apparenti danni. La formazione proposta è espressamente rock, con due (ma spesso tre) chitarre, basso e doppia tastiera. Si apre con tre pezzi del Ruggeri solista, a cominciare da Il futuro è un’ipotesi, che costelleranno e rinfoltiranno la scaletta per tutto il concerto. Poi la band si presenta al completo.

Quando Capeccia e Muzio entrano in scena la sensazione di essere di fronte a una band vera e propria e non alla backing band del solista prende corpo. Intendiamoci: le luci dei riflettori si concentrano su Ruggeri, ma come naturale per il cantante di un gruppo, non come unico centro di attrazione. Per esempio è Capeccia a prendersi il centro della scena sul punk puro e divertito di A disagio.

L’anima “sociale” e lo sguardo sul contemporaneo si fanno concreti anche con Fashion e Indigestione disko, annunciate in coppia come due canzoni scritte a 35 anni di distanza ma che si occupano della società dell’apparire. La Balalaika festeggia con un tocco di esotismo ex sovietico, prima dell’altro classico Il mare d’inverno, riproposta in modo standard, per accontentare fans nuovi e antichi.

Uno dei punti cardine del concerto è Vivo da Re, uno dei successi “ponte” tra la band Decibel e il Ruggeri solista, proposta con energia ma anche con la sensibilità giusta. Quello che le donne non dicono approda sul palco con il pianoforte e con un’introduzione “fischiettata”, nonché ovviamente con il consueto coro femminile (ma non solo) dal pubblico ad accompagnare l’esibizione.

Per Peter Pan Ruggeri richiama l’attenzione delle file più lontane (e più tiepide) del pubblico. Polvere si mixa con Play for Today dei Cure, con l’aggiunta di voci robotiche per fornire un’allure new wave 80s molto riuscita. Poco più di niente è proposta in versione molto robusta e rock, con citazione rapida di My Sharona inclusa, che si allunga fino alla coda finale con ringraziamenti.

Poi ecco Contessa, altra banner song che incontra l’entusiasmo incondizionato del pubblico, introdotta fra l’altro con un giogioneggiamento con balletto e cappello che la mette a paragone con un ben noto jingle della Tim. E ancora My my generation, il singolo del nuovo disco che è accolto alla stessa stregua dei grandi classici.

La reunion dei Decibel ha chiaramente regalato nuova linfa anche a successi parzialmente dimenticati o comunque sottovalutati. Va detto che due o tre pezzi in più da Vivo da re sarebbero sicuramente stati graditi dai fan della prima ora, ma la tracklist risulta comunque equilibrata. Malgrado qualche piccolo inconveniente tecnico qui e là, il concerto è pressoché trionfale.

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