Si chiamano Degenerate Dwarf Trio, arrivano da Bergamo, suonano jazz e hanno pubblicato un ep da quattro brani omonimo, che puoi ascoltare in streaming cliccando qui sopra. Per il resto si sa poco dei DDT, ai quali abbiamo rivolto opportune domande.

Le indagini (via internet) sul vostro trio sembrano destinate a brancolare nel buio, perciò forse è meglio una domanda diretta: ci raccontate la vostra storia? E perché siete un “trio di nani degenerati”?

Gippo: “Appena Giovanni ha proposto questo nome , traducendolo letteralmente , il primo collegamento che ho fatto è stato a un noto politico italiano dalla bassa levatura [ride..]

Giovanni: “In realtà “Degenerate Dwarf” è traducibile in italiano con “Nana Bianca”, ho ideato questo nome spinto dalla mia passione per l’astronomia.

Mattia: “Direi che la spiegazione migliore sia quella che abbiamo elaborato per il sito (www.ddtrio.com), che recita: “Il valore simbolico del corpo celeste (Degenerate Dwarf) posto in luce dal nome del trio, mette in evidenza alcune caratteristiche che ne costituiscono le qualità intrinseche: la formazione, di piccole dimensioni, dimostra, nel proprio intento creativo,  una particolare compattezza e volontà di esprimere un pensiero musicale consistente e profondo (piccole dimensioni e compattezza sono caratteristiche della Nana Bianca).

Tre differenti personalità musicali, con altrettanti differenti background e campi d’esperienza rivelano, nell’accostamento delle loro dissomiglianze, la ricchezza del profilo eterodosso che l’unità della loro formazione esprime. Il jazz moderno, dal be-bop sino ad oggi, ha assunto un moltitudine di forme; talora profondamente differenti tra loro sono tutte caratterizzate dall’improvvisazione e da una particolare tensione ritmica. Gli espedienti formali utilizzati dal DDTrio esprimono un jazz secondo queste fondamentali caratteristiche.”

L’impronta del vostro ep sembra piuttosto “classica” ma anche aperta a qualche improvvisazione. Chi sono gli dei del vostro pantheon jazz?

Gippo ” Ho spesso pensato di rispondere a una domanda del genere.Penso che questa idea che si è fatto di noi è frutto di questo ep. Per un motivo o l’altro sono stati selezionati brani che rimandano a questa descrizione, ma siamo in grado di descrivere anche un’atmosfera totalmente differente, ed è quello che faremo con i prossimi brani.

Relativamente ai miei gusti personali, nel jazz apprezzo due filoni molto distinti tra loro: il linguaggio antico pre-bebop (come Django Reinhardt e Charlie Christian) e del jazz contemporaneo apprezzo la ricerca sonora e la sperimentazione”.

Giovanni: “Per quanto mi riguarda seguo molto l’area espressiva scandinava, nella mia playlist personale potete trovare Bobo Stenson e Brad Mehldau passando per Keith Jarrett e Chick Corea”.

Mattia: “L’ispirazione principale è stato Holland con l’album Prism, devo dire che a parte i mostri sacri del jazz, sono di mio alto gradimento gli snarky puppy ed Esperanza Spalding fino a gruppi meno classici in senso lato,come gli Aristocrats”.

Degenerate Dwarf Trio: l’obiettivo ultimo è stupire

Come nascono le vostre composizioni? Session “totali” o c’è una certa percentuale di progettualità?

Giovanni: “Direi che siamo tutti e tre d’accordo nel definire il nostro processo compositivo come un misto tra progettualità e improvvisazione. Cerchiamo di far confluire queste due diverse metodologie alternando quindi la dimensione compositiva a una esperienziale”.

Che cosa si può aspettare chi viene a vedervi dal vivo?

Gippo: “L’idea che emerge dai live è la riproposizione del repertorio condito con improvvisazioni e soli. L’obiettivo ultimo è stupire e offrire nuovi spunti e sbocchi sonori all’ascoltatore. L’involucro e la struttura tendono a restare una costante, all’interno del quale lasciamo ampi spazi a rielaborazioni.

Come dicevamo rispondendo a un domanda precedente, fissare i nostri brani e le nostre idee fluide su un supporto “statico” come un cd è, per usare una metafora, come fotografare un fiume che scorre. Se registrassimo le stesse quattro tracce tra quattro mesi ne estrarremmo un fotogramma diverso”.

Mattia: “Nei live si crea un’atmosfera particolare nella quale l’aspetto improvvisativo proprio del jazz coesiste con momenti in cui è richiesta un’estrema precisione da parte dei musicisti. Il contrappunto ritmico e melodico proposto da questo trio rende la performance interessante e stuzzichevole”.

L’ep è spesso un “antipasto” di un lp. E’ così anche nel vostro caso? Se sì potete darci qualche anticipazione in merito?

“Certo, il processo creativa non si è mai fermato anzi , la sessione di registrazioni che ci ha dato modo di ascoltarci dall’esterno ha dato nuova linfa alle nostre idee.

Qualche anticipazione la daremo il prossimo mese quando saremo ospiti in radio a “Urban Nights” (Radio Cernusco 12 Gennaio ore 21:00)”.

Degenerate Dwarf Trio traccia per traccia

degenerate dwarf trioL’ep si distribuisce su quattro brani, quattro “movimenti” di una sinfonia in salsa jazz. Si parte da Dome Miri, prodiga di dissonanze e piuttosto ondivaga, anche se tenuta insieme dal pianoforte. La chitarra poi esercita le proprie prerogative con una certa libertà.

Si passa poi, senza soluzione di continuità, alle Netherland’s Impressions, una composizione più pittorica e sommessa, giocata sui particolari più che sui volumi alti, anche se piano piano il tono sale.

Pacifica ma cadenzata l’atmosfera che caratterizza Amyloid, altro brano cui è concesso di crescere piano, un poco alla volta. In questo caso sono le tastiere a fare da fil rouge, ma anche a prendersi spazio per qualche assolo.

Si chiude con 66mm, che apre curiosa e dissonante, tra piccole piogge di suoni acuti e un basso (più o meno) continuo.

Ep curioso e fantasioso del Degenerate Dwarf Trio, in grado di accendere un certo interesse sul terzetto. La band dimostra la versatilità necessaria per convincere anche quando propone il proprio repertorio sul palco, dal vivo.

Se ti piace il Degenerate Dwarf Trio assaggia anche: Lorenzo Feliciati

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