A quattro anni di distanza dall’ep d’esordio Teenage Mutant Ninja Failures tornano ad affacciarsi sulle scene i marchigiani Del Norte: I was badger than this è il titolo della loro prima vera fatica discografica in uscita autoprodotta, anticipata dal primo singolo Half Moon + Punch, il cui videoclip è un omaggio a cuore aperto ai Beastie Boys di Three MC’s and One DJ.
La formula musicale del trio composto da Gianfranco Gabbani, Luca Follega e Gianluca Fucci si è consolidata sempre di più: alternative noise rock di matrice 90’s che trae ispirazione dai riffoni di Nirvana e Dinosaur Jr e dalle melodie di Wavves, ma con un maggiore accento sulla componente fuzz e lo-fi rispetto ai lavori precedenti.
I pezzi sono stati scritti e arrangiati a cavallo tra il 2017 e il 2019 con l’intenzione ben precisa di tirare fuori un disco saturo e aggressivo ma che allo stesso tempo avesse dei suoni e melodie più leggeri e distensivi. Le registrazioni sono state fatte tutte esclusivamente in casa, mescolando all’analogico tanto digitale, esagerando di proposito, puntando su una chitarra in mono carica di big-muff, delle voci quasi eteree che planano su un tappeto distorto di basso e batteria (unico strumento registrato in studio). Ne viene fuori un lo-fi/noise potente ma molto aperto e distensivo, dove si possono sentire tutte le nostre influenze digerite e rielaborate con nuova forma.
Del Norte traccia per traccia
Bentornati anni Novanta: i tre minuti di Half moon+punch, al lordo di qualche parlato sgangherato, proietta nell’orbita del noise/hardcore/post grunge in cui si cade facilmente anche con le scarpe.
Ci sono un sacco di riverberi nella doccia di Nora: Nora is having a shower è un momento di energia e spessore, sempre condito di sonorità molto vintage. Si decolla in fretta all’interno di Shoulda knew it, in cui un’impronta del Kurt di Bleach è piuttosto evidente, così come le sue ascendenze, tipo i Melvins.
Partenza unplugged per Summer is for lonely boys, che poi si ispessisce parecchio e costruisce qualche muro sonoro sul quale ci si schianta. Il disco comunque non prevede pause: Nothing behind the sunglasses tiene alti i ritmi, con la voce che ogni tanto sembra arrivare dalla stanza accanto.
Un po’ più morbidi i sentimenti che porta con sé Sunny (can’t wait), oscillante e malinconica, quasi una ballad elettrica. Song for A. ha ritmi medi ed esplosioni controllate, anche se ben presto serra le fila e fornisce un flusso sonoro molto importante. Qui e là le impressioni sono quasi di uno sconfinamento nello shoegaze.
Tempo di Press start, brano particolarmente dinamico e vibrante, con tessiture di chitarra particolarmente continue. Si allunga oltre i sette minuti il flusso noise che caratterizza Sycamore Grove, che ha una seconda parte che si esprime in una sorta di danza tribale elettrica, ritmata e continua.
La conclusione del disco di sposta a Est, almeno a giudicare dal titolo: Fujiko (che non capisco se sia la considerevolissima co-protagonista di Lupin III) è un ulteriore escursione ricca di chitarre in territori non privi di una certa sofferenza.
Chitarrone distorte, influenze evidenti e una malinconia di fondo piuttosto potente: da dove vengano i Del Norte è abbastanza evidente. Dove vadano lo fa capire questo disco in cui rimescolano le proprie emozioni e idee, ottenendo un risultato compatto e deciso, in vista, si spera, di una resa dal vivo che potrebbe esaltarli non poco.
Genere musicale: post grunge
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