A dispetto del titolo in inglese (e dal sapore decisamente 80s), Neverending Highways è il nuovo album, tutto cantato in italiano, di Dodicianni. Anticipato dai singoli Stella di Mare, prodotto da Carlo Corbellini dei Post Nebbia, e Drive-in (Sapore 80) feat. Marquis, il disco svela tutte le carte in tavola dell’artista.
“Neverending Highway è un disco che parla di insoddisfazione e voglia di riscatto, un disco solitario di chi ha la faccia perennemente annoiata e che odia la gente. Che vive una vita che non vuole, che la tollera e che prende ogni giorno come fosse un’occasione di rivalsa. Che vede persone, che frequenta persone, ma sempre con quel sentimento. Lo stesso sentimento che porta a godersi tutto a metà, a non divertirsi alle feste. Ballare sì, per non spaccare tutto, godersi quel poco che c’è di buono e godibile come fosse l’unica cosa. Neverending Highway è un alternarsi continuo di notte-giorno, buio-luce, e soprattutto andata e ritorno. Poche persone importanti, storie, ricordi sbiaditi pronti ad andarsene per sempre, nuove speranze, fretta, la strada, neverending highway
Dodicianni traccia per traccia
Una serie di dicerie e un pacchetto di sonorità abbastanza zuccherose e piuttosto morbide, decisamente retrò, per Dicono che tu, che apre il disco a tutto pop, con un po’ di Alan Sorrenti sullo sfondo.
A proposito di nostalgie: Drive-in (Sapore 80) mette sul piatto ulteriori nostalgie, sempre in salsa agrodolce, in un’atmosfera estiva e marittima abbastanza ammorb… pardon, ammaliante.
C’è Prim ad accompagnare, sempre con languida dolcezza, Dodicianni in Così felice, canzone di celebrazione e nuvolette rosa, ma anche con un po’ di malinconia sparsa.
Meno felice è In mezzo alla gente, che si fa improvvisamente aggressiva e un po’ arrabbiata. Sincopata e costituita da emozioni interrotte, ecco poi Delacroix, testimone della felicità altrui.
Si torna a dolcezze e malinconie con Lolita dei Parioli, sulle prime ballatona con pianoforte che racconta di assenze, abbandoni e semafori rossi, poi capace di evolvere in modi molto più acidelli. Con trionfale assolo di chitarra finale.
Ecco dov’era finito il Walter: I miei migliori complimenti duetta su Sottovoce, in una canzone moderatamente danzereccia, con un certo effetto ColaDima complessivo.
Ritmi rotolanti quelli che accompagnano il percorso di una moderata e tristarella Petite jolie, sostanzialmente rappata ma sempre gentile. Non è una cover di Dalla Stella di mare, anzi è un pezzo che parte dalle reti Mediaset per arrivare a Dante e Beatrice, con tastiere che dardeggiano libere alle spalle del cantato.
C’è invece Omero ad aprire Musica armonica, che festeggia piano, con qualcosa di Sudamerica, qualcosa di sensuale e una bella linea di basso. C’è un addio a chiudere il disco: Non chiedere mai più di me è un ultimo brano dolce, che racconta di mani che si muovono con qualche pizzico di autotune.
Capiamoci: personalmente (e purtroppo) gli anni ’80 li ho vissuti di persona e non provo proprio tutta questa nostalgia per un decennio composto in gran parte di cultura dell’immagine e musica di merda. Ah già, anche di programmi tv di merda. E partiti di merda. Va be’ ma quello anche adesso. Quindi rileggendo la citazione di Dodicianni che ho pubblicato poco sopra, probabilmente questo disco è per me.
Ma al di là dei riferimenti musicali e testuali, di questo disco non si può non riconoscere intelligenza, cura del dettaglio, consapevolezza notevole e una voglia di fare le cose per bene, per un lavoro sornione che sotto la superficie tutta vintage propone contenuti sensati e una buona scrittura.