Si chiama Mentalità il disco d’esordio di Dola, cantautore un po’ ruvido e un po’ obliquo. “Mentalità è quel posto bellissimo dove: si va a scuola solo se piove, dove ami qualcuno che non ti vuole, stai dentro al bar perché odi il sole, tifi una squadra vai al telegiornale, se guidi una macchina è per fare le gare, spingi la droga per fare un favore, per renderti utile alle persone, perché le persone che sono sole brillano come bombe che non fanno rumore” –
In bilico tra cantautorato lisergico, elettronica e attitudine DIY, Dola è il nuovo artista di casa Undamento. Un timbro vocale ruvido, ma con una vibrazione molto contemporanea.
Dola traccia per traccia
Si parte in acustico, in realtà, con Lil Pump, che inneggia a Charlie Sheen mentre si occupa di chiudere i bar.
Molti più strati sonori e sintetici servono a Collare, stesso tono sciallato (si dice ancora “sciallato”?) ma cose strane che scintillano ovunque. “Siamo stati battezzati con l’acqua del cesso” il concetto vincente del brano.
Maschi allenta un po’ la tensione, riempie la stanza di fumo e ondeggia un po’ con i suoni.
Molto più nervosetta Supermercato, che ha un beat anche piuttosto marcato, descrivendo alcune isterie sparse.
L’atmosfera torna rilassata con Freestyle, piena, tutto sommato, di sentimenti buoni e di suoni acustici.
C’è spazio anche per i Sogni, un po’ distorti e pieni di dubbi sintetici, in un contesto ambiguo, con un rifiuto al fondo del brano.
Un po’ di spirito di festa anima Shampoo, un modo per dimostrare la propria capacità di incaponirsi.
Si procede poi con Mostri, che tronca un po’ di sillabe finali anche per accelerare il ritmo, in mezzo a immagini decadenti sfornate in modo molto fitto.
Si chiude con Non esco, lenta e un po’ indolente, tra abbandoni inevitabili e finte morti.
C’è originalità e anche un certo uso consapevole dei propri mezzi in Mentalità, album nel quale Dola riversa ispirazioni, lavoro e capacità di osservazione della realtà.