Elettronoir, “Suzu”: la recensione

Suzu (prodotto da Elettronoir-/Goldmine Records) è il titolo del quinto disco degli Elettronoir, band composta da Georgia Lee (voce), Marco Pantosti (voce, pianoforte) e Maurizio Sarnicola (basso e campionamenti e co-produttore artsitico), e sarà disponibile, anche in vinile, martedì 31 ottobre: “un concept album che racconta l’umanità ai tempi della disumanizzazione, quadri netti che parlano dell’uomo, della guerra, dei sentimenti, della musica stessa. Da sempre”.
Racconta ancora la band: “Via il pop, via il ritornello facile, via le strutture canoniche, e largo al respiro, alle sensazioni del rumore, ai suoni ambientali, ripartendo da Erik Satie, John Cage e Brian Eno. La new wave 2017, fra classica, noise, tecno, filastrocche elettroniche, echi e visioni, per la nostra proposta di una nuova musica autorale. Abbiamo scritto un disco che pone al centro la condizione umana contemporanea narrata intorno al concetto di guerra e conflitto personale su un filo netto e tracciato che unisce la Siria all’Occidente”.
Elettronoir traccia per traccia
Si parte in modo piuttosto ambizioso con Divisione Satie: una ballata melodica suonata al pianoforte si trasforma piano piano in un episodio contornato da un background sonoro elettrico con attitudini noise.
Nessun mascheramento è necessario con Tracciante: si parte di chitarra e si disegnano traiettorie incidenti e ruvide, mentre gli archi sullo sfondo cercano di moderare gli istinti. Il cantato (femminile) arriva ad attizzare ulteriormente il fuoco, con tracce di CSI che emergono in modo distinto.
Postalmarket prende la strada verso sapori anche più acidi. Qui le influenze leggibili svariano dal synth pop anni ‘80 alla dark wave. E un po’ di nostalgia, anche un filo prude, emerge anche dai contenuti, oltre che dal titolo: per capirsi, del catalogo menzionato dal titolo non si parla della collezione dell’abbigliamento invernale. Il finale, inaspettato, è melodico e profondamente malinconico.
Con La seduzione di Eva si torna alla voce maschile, contornata di sonorità electro/elettriche. Guernica è guerresca, come prospettato dal titolo che si riferisce alla città spagnola devastata dai bombardamenti durante la guerra civile e al conseguente dipinto di Picasso: i toni drammatici e i “colpi di mortaio” rendono bene le emozioni di una battaglia spietata.
Emozioni non molto diverse quelle dell’oscura Resonance, che però ospita anche contrasti stridenti quando decide di abbassare improvvisamente i toni. La Dedica sceglie toni più soft ma anche molto più struggenti, confermati poi quando entra il drumming. Si chiude con Suzu, title track in cui l’anima elettronica e quella melodica della band vanno subito a contatto, quasi sfidandosi.
Otto tracce ricche di grande sostanza e foriere di conferme, per gli Elettronoir. La band conferma di essere tra le più interessanti e tra quelle in grado di offrire sia un’alta qualità di scrittura, sia esecuzioni sempre varie anche grazie agli equilibri sonori e vocali.
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