Eleonora Tosca, in arte Eleviole?, invita le donne a uscire. E’ bene precisare che si tratta di una metafora, prima che partano le denunce, contenuta nel suo nuovo video Dieci gocce, del quale ha curato anche la regia. Le abbiamo rivolto qualche domanda, sotto al video.
Hai realizzato il video di “Dieci gocce” in tutt’altro contesto e con
tutt’altre condizioni… Che effetto fa uscire ora con un brano che
trasmette la voglia di “uscire”?
Questo voleva essere un videoclip sulla femminilità e sulle sue sfumature. L’ho girato in inverno e avevo pensato di farlo uscire l’8 marzo. Poi l’emergenza sanitaria ha rimescolato le carte e il video è diventato una piccola celebrazione di quella che è l’attesa della normalità.
Penso trasmetta un messaggio positivo ma non banale, in questo momento dove siamo soverchiati di arcobaleni e di positività un po’ forzata penso che la sua leggerezza non possa che farci bene.
E’ anche il primo video che ti vede nei panni della regista. Come ti sei
sentita dietro la macchina da presa?
È stato molto bello. Era un po’ che questa cosa mi ronzava in testa e ho preferito fare questo esperimento su una mia canzone. Ho sempre tante idee e pochi mezzi per realizzarle e mi sono scontrata con una serie di problematiche “tecniche” a cui non ero assolutamente pronta.
Devo ringraziare Claudio del Monte con cui ho lavorato su altri video, che si è occupato del montaggio e mi ha dato un supporto tecnico fondamentale per arrivare in fondo e per tirare fuori 4 minuti da circa 300!
Chi sono le attrici del tuo clip?
Sono tutte mie amiche, e anche per questo è stato così bello lavorare insieme, c’è stata da subito fiducia reciproca e voglia di giocare. Ciascuna di noi ha lavorato sulle proprie resistenze e insicurezze, me compresa, e ognuna di loro mi ha insegnato cos’è la bellezza. Sono veramente molto grata per questo.
“Dieci gocce” conclude il viaggio di “Dove non si tocca”, il tuo primo
album da solista. E parlo di “viaggio” non a caso, visto che l’hai anche
accompagnato con un road movie. Sei soddisfatta del percorso che hai
fatto e quali consapevolezze porterai nel prossimo disco?
Se mi guardo indietro è stato un percorso piuttosto denso. Penso di essere riuscita a fare un lavoro sul femminile con un focus ben preciso: dallo straordinario all’ordinario, a far diventare la normalità e il quotidiano cose da proteggere e custodire. Sono molto felice di questo disco e l’unica certezza che ho è che porterò con me la voglia di continuare a compiere delle piccole/grandi imprese affinché la mia musica continui a essere “sostanza”.