Ricco di ospiti, fra i quali Fabio Cinti (Targa Tenco 2018), Livio Magnini (Bluvertigo), Piergiorgio Pardo (Egokid), Nicola Manzan (Bologna Violenta), e con l’artwork di Enrico Gabrielli (Calibro 35) , In/Out è il nuovo disco di Fabio Zuffanti.
Zuffanti, con una robustissima carriera che lo ha visto coinvolto in una quarantina di album suoi o altrui, è anche produttore, organizzatore di festival, conduttore radiofonico e scrittore: sua la corposa biografia di Franco Battiato La voce del padrone.
Fabio Zuffanti traccia per traccia
C’è un certo sapore dello stesso Battiato già in Ascoltate attentamente perché sono cambiate le nostre opzioni, brano d’apertura con titolo elaborato e sonorità sintetiche variabili.
Si va invece sull’elettronico e poi sull’elettrico con Fase uno, figlia del synth pop ma nel contempo piuttosto muscolare (c’è anche un violino a dare un tocco melodico in più). Il finale è robotico e fantascientifico, ma anche piuttosto malinconico.
Narrativa e rallentata, ecco Gli inconsolabili, racconto di un rapporto particolare, anche se a ben vedere lo sono tutti.
Si passa a ritmi molto più marcati con la title track In/Out, capace di montare sonorità dance. La canzone però è bifronte e la coda finale acustica e quasi pacificata.
L’onda del groove si conserva e si rinnova per un’aggressiva Violenza domestica, che poi si sfrangia in suoni tra math e progressive. Ma gli istinti pop e dance sono tutt’altro che sopiti.
Dinamiche elettroniche oscure si consumano negli scoppiettii di I-O coda, poi capace di alzare all’improvviso il livello del volume.
Molto più tranquilla Se ci sei, che sceglie l’acustico per una canzone intima e tranquilla.
In-quieti tiene fede al proprio titolo lavorando nei sotterranei, con un beat molto costante e ansiogeno.
Il disco si chiude con Frantumazione, altro pezzo dalle molte vite e dai diversi stati d’umore.
Un disco ricco e articolato, il nuovo di Fabio Zuffanti, che mette a fuoco influenze e debiti cercando di superarli con un lavoro personale, maturo e molto lucido.