Lorelei è il debutto del duo Feminine: Giampiero Riggio e Francesco Cipriano, tra la Sicilia e Stoccarda, sporcano di elettronica ed elettricità dieci tracce ricche di sensazioni oscure.
Feminine traccia per traccia
Green eyes go wild confonde le idee, aprendo con un loop vocale e facendo emergere la melodia un po’ per volta. Al contrario Sun si rivela più vicina all’indie rock fin dalle prime battute, mostrando i muscoli del drumming ma alzando anche la voce, talvolta. Qualcosa di new wave e qualcosa di decadentee di dissonante si manifesta all’interno di Honeyhunters.
Mohican approfondisce le impressioni più oscure, mentre A ghost too accoglie il cantato sghembo ed etereo di Laura Loriga (Mimes of Wine) ad accelerare il processo di straniamento. La felicità di Happiness è condizionata a un battito continuo e a un approccio noise, nella traccia più fredda dell’album.
Si passa a toni non molto più caldi con Our sleep, caratterizzata da battiti di vario tipo e lentamente in processione verso influenze tipo Massive Attack. Coral Face esce da una coltre elettrica per produrre impressioni di scoraggiamento e scorno. C’è invece desolazione e solitudine in Centuries, che registra il passare dei secoli con suoni industrial e discorsi di flusso. Si chiude con Sacred Stones, altra escursione discretamente rumorosa ma dimessa.
Esordio positivo e significativo dei Feminine, che approntano un sound dalle risonanze internazionali senza per questo sembrare troppo ambiziosi. Anzi, è spesso nel minimalismo di alcune tracce che si avvertono gli istinti migliori del disco.