La band pugliese Flowers For Boys ha distribuito questo giugno un nuovo singolo dal titolo Déjà Vu. Il brano è pensato per godersi la stagione estiva ma racchiude un messaggio di amore.
Vi chiamate Flowers For Boys e venite dalla Puglia. Com’ è nata l’idea di far nascere un gruppo musicale? Come si sono incontrate le vostre strade e da dove deriva il vostro nome?
Il nome è un po’ il manifesto della nostra musica. Infatti, un gesto inusuale quale dare dei fiori a un ragazzo, va un po’ contro i preconcetti ai quali la società ci ha abituati. L’“evento scatenante” l’abbiamo notato per caso alla serata finale di Sanremo di qualche anno fa quando Veronica, la cantante de La Rappresentante di Lista, appena ricevuto il bouquet, lo ha consegnato all’altro membro, Dario. Subito ci siamo resi conto della potentissima semplicità di un gesto.
Ed è proprio questo il punto: vediamo le nostre canzoni come un qualcosa di semplicemente potente, ma contemporaneamente cantarle è un gesto di gentilezza, come lo è ogni forma d’arte. Ci siamo conosciuti all’interno della scena barese, non molto tempo fa. Carlo ascolta a un live il vecchio gruppo di Federico e pensa “vorrei davvero suonare in questo gruppo!”. L’occasione si presentò qualche tempo dopo, ed effettivamente iniziammo a suonare assieme così, per caso. Così come per caso è nato il desiderio di sperimentare un genere che nessuno dei due aveva mai affrontato prima. Fortunatamente, abbiamo trovato altre due persone che condividono con noi lo stesso identico desiderio!
Il singolo Patricia distribuito ad aprile, come da voi indicato, parte da argomenti molto attuali e anche difficili da trattare come la transfobia e la disforia di genere. C’è stato un momento in cui vi siete sentiti in difficoltà nella stesura del testo?
Patricia ha seguito un processo di gestazione molto lenta e curata. Vederlo nascere e venir fuori così come lo desideravamo è stata una soddisfazione. Il contributo di ogni membro della band alla resa del singolo è risultato fondamentale. Il singolo nello specifico parla di una donna transgender, del superamento delle difficoltà legate al giudizio altrui e personale (spesso quello più duro da scalfire) e del raggiungimento di una realizzazione completa del proprio essere.
Non si ispira a una storia specifica, il testo è venuto fuori in maniera naturale. Per questo abbiamo sentito fondamentale la necessità di confrontarci con chi conosce o vive tali situazioni nella propria vita: ci siamo rivolti ad associazioni di promozione sociale del territorio per far ascoltare il nostro brano e condividerne il testo, per poter riconsiderare quelle parti che rischiano di veicolare messaggi errati. È stato un bel momento di crescita.
In quanto a sound avete deciso di optare per una combinazione tra sonorità elettroniche e una caratura più simile all’indie. Com’ è venuto fuori questo mix?
Il gruppo è partito col presupposto di far convogliare i nostri background musicali in un progetto che unisse la musica popolare con la ricerca sonora trovando un saldo punto d’incontro nei Two Doors Cinema Club, band inglese che al meglio rispecchia il sound a cui puntavamo. I loro precursori, i Phoenix, sono venuti immediatamente dopo: più grezzi e spinti verso sonorità meno elettroniche, sono stati l’ispirazione perfetta per alcune nostre scelte artistiche in molte delle nostre canzoni.
Dopo aver scritto i primissimi pezzi, abbiamo notato come ci accomunasse una curiosità nell’esplorare sonorità più house. Questa curiosità artistica ha portato nuova linfa vitale che hanno trasformato il nostro sound introducendo elementi da band come Subsonica, Beck, Tuxedo e artisti come Tame Impala e Cosmo facendo virare tutto il progetto maggiormente verso la house music e un più pesante uso di sintetizzatori pur rimanendo ancorati alle radici propriamente indie.
Trattare temi importanti come quello di Patricia in maniera più leggera e con un sound più coinvolgente può aiutare a far arrivare meglio il messaggio. È una scelta voluta?
Ci auguriamo soprattutto che possa aiutare le persone a sentirsi meno sole nelle lotte che, ogni giorno, affrontano per affermare la libertà di espressione di sé. Ma il pezzo si propone anche di condividere la gioia di chi tali lotte le ha affrontate e superate ed è giuntə alla realizzazione completa della propria persona. Il singolo “Patricia” è questo: un sorriso fiero sul volto, svincolato da ogni sorta di giudizio e, perché no, anche ballabile
Il singolo distribuito questo 24 giugno, invece, si chiama Déjà Vu. Tratta di quelle sensazioni di ritorno ciclico degli eventi legate soprattutto alla stagione estiva. Quali emozioni vi ricorda l’ascolto del pezzo e se queste sono quelle che sperate arrivino al pubblico.
L’estate evoca in sé leggere contraddizioni: è il periodo della leggerezza, il tempo rallenta anche a causa del caldo e la voglia di far festa aumenta, così come la socialità. È un periodo spensierato, aperto alle novità e alle scoperte. È anche un po’ il periodo della ripetitività: cocktails, serate, spiagge in un continuo alternarsi scandiscono i giorni.
Partecipereste ai talent? Se sì, quali più di altri?
Diciamo che non ci precludiamo una strada a priori. Molti demonizzano i talent per sfornare dei “prodotti” musicali, più che dei “progetti”. A tal riguardo pensiamo che tutto è relativo in base a ciò che si cerca da questi “megafoni”. In fin dei conti, è comunque un percorso di crescita e di formazione affrontato con grandi artisti e professionisti. È contemporaneamente una vetrina a livello nazionale, che fa sempre piacere. L’unica premura che avremmo è appunto quella di non esserne fagocitati o “triturati”. L’esempio positivo dei Maneskin è sotto gli occhi di tutti, ma anche la carriera che hanno avuto di the Kolors, ma ci sono anche esempi contrari. Se dovessimo scegliere, il più “stimolante” per noi è X-Factor.
Se voi doveste scegliere di collaborare con un altro artista su chi ricadrebbe la vostra preferenza?
Be’, ce ne sono diversi e differenti. La scelta ricadrebbe sui nostri modelli: Tame Impala, Phoenix. Ma sarebbe molto interessante e stimolante interfacciarsi sul lavoro di artisti del calibro di Cosmo o con i Subsonica, che adoriamo. Sarebbe divertente anche collaborare con artisti della scena del cantautorato rap, come Willie Peyote e Franco126. Insomma, la lista è lunga e comprende tanti altri artisti emergenti come noi, che stimiamo e che apprezziamo tantissimo.
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