Si intitola In the heart of the city il nuovo lavoro dei Flying Disk, un ep dalle sonorità rock uscito per quattro etichette indipendenti a livello internazionale. Abbiamo rivolto alla band, attiva da più di dieci anni, qualche domanda.

Prima domanda ovvia: come mai ci è voluto tanto tempo per tornare con questo ep?

Urgency, il nostro album precedente ci ha portato via parecchio tempo ed energie, abbiamo fatto una cinquantina di concerti qua e là tra Italia ed estero, inoltre tra lockdown e cambio di formazione è stato un bel colpo. Luca ha suonato il basso con noi per 10 anni e ci è voluto un attimo per Francesco per entrare nell’ottica di bassista di questa band, abbiamo dovuto (giustamente) aspettare i suoi tempi.

Mi incuriosisce il titolo, vista la vostra provenienza che non è molto “urban”: qual è la “City” a cui fate riferimento?

Veniamo da un paese di 25mila abitanti, non una metropoli certo, però molte dinamiche della grande città le viviamo anche qua soprattutto quelle legate alla noia e alla rassegnazione che in questo paese credo sia una costante

L’ep alterna pezzi velocissimi ad altri più “ragionati”: come avete scelto i brani da includere nella scaletta?

Non ci si pone troppi limiti sui pezzi, ascoltiamo molta musica e ci piace variare e creare dei mix nelle sonorità con diversi generi (almeno ci proviamo). Tutto quello che facciamo è molto ragionato anche i brani più semplici hanno alle spalle mesi di lavoro, si parte da un riff o una melodia e poi lo si elabora, mentre lavoravamo alle canzoni è nata l’idea dell’ep all’inizio volevamo lavorare su un disco intero però questa volta abbiamo deciso di dedicare le nostre energie a quattro pezzi e basta per tirare fuori il meglio possibile da essi.

Com’è la scena musicale della vostra zona oggi? C’è qualche giovane band che merita attenzione?

Veniamo dalla provincia di Cuneo, dove ci sono sempre stati molti gruppi, nonostante le pochissime possibilità e la mentalità estremamente chiusa e mediavale di qui. Alcuni hanno ottenuto anche qualche risultato, come i Dead Elephant o i Cani Sciorrì, o i Ruggine. Purtroppo come band “giovane” siamo sempre rimasti un po’ soli, c’è qualche piccola realtà interessante ma nessuno che si spinge credendoci veramente (a mio parere). Spero che con il tempo questa cosa possa migliorare, io personalmente (Simone) ho sempre investito tanto su questa cosa, organizzando concerti ed eventi ancora oggi.

Che programmi avete per promuovere questo nuovo lavoro?

Il disco è stato seguito da un tour di 15 concerti in Italia e in giro per l’Europa. Nel 2023 abbiamo in programma di farne altrettanti se non qualcuno di più, pandemie e fine del mondo permettendo.

Pagina Instagram Flying Disk

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