Disponibile Cronache di un tempo storto, il nuovo album di Galoni: undici tracce che raccontano, dal punto di vista dell’autore, alcuni eventi significativi degli ultimi anni, partendo dai grandi avvenimenti che hanno influenzato la società fino ad arrivare ad intime riflessioni personali.
Anticipato dal singolo e video Mare Magnum e presentato dal vivo in anteprima assoluta il 28 aprile al Monk di Roma, il nuovo album Cronache di un tempo storto segna il ritorno nel panorama musicale di Galoni, cinque anni dopo l’ultimo lavoro Incontinenti alla deriva.
Galoni traccia per traccia
Immagini da tram e da vita quotidiana vanno a comporre il Patrimonio dell’Unesco, brano già molto sofferto che osserva e restituisce impressioni non proprio positive sulla realtà circostante.
Si parla di pandemia ne L’esercizio fisico di piangere: siamo un po’ saturi di canzoni figlie del Covid, oggettivamente, ma Galoni qui trova spunti originali lasciando lockdown e ospedali come sfondo significativo: “Mescolare troppo spesso la tragedia col grottesco/è il dramma vero di questa società”.
Questioni di corse e di muscoli si rivelano In mezzo alla fretta, canzone che di fretta non sembra averne, anzi si prende i propri tempi per raccontare. Ecco poi Mare Magnum, che parla di estati finite invano, per cercare di dimenticare persone indimenticabili.
Un’incitazione accompagnata da una chitarra piuttosto battagliera: Non devi avere paura di niente parla di guerre, presenti o future, con qualche consiglio per tirare avanti.
Ritorna una certa calma con La strada di casa: passo regolare ma sonorità che si aprono un po’ per volta, alla ricerca di una felicità stabile che non si trasformi in un’altra solitudine.
Visioni dall’alto e idee architettoniche, che però hanno relazioni molto intime con la vita delle persone, trovano posto Sui piani alti di un palazzo, per raccontare un tempo “tutta pancia e doppio mento”.
Storie che arrivano da lontano per una lei viaggiatrice, con Le rovine di Pompei a fare da trait d’union. Racconti che arrivano da altri continenti per un tempo non condiviso ma raccontato.
Vuoti di memoria e viaggi sulla Luna quelli che si raccontano con il rock moderato di Gino. Molto più tranquille le ansie che fanno il giro in Come il cobalto negli iPhone, ritratto con qualche sonorità folk.
Si chiude con i Buoni propositi per il nuovo anno, tra realismo e surrealtà, per un brano che si apre un po’ per volta e finisce per avvolgere tutto.
L’atteggiamento di Galoni nei confronti della canzone è lo stesso dei cantautori classici: il tentativo è di raccontare il presente ma con canzoni che sfuggano alle mode e alle tendenze del momento. Pietre da sbozzare con calma per lasciarle bene in vista come sculture che raccontano l’oggi anche a chi avrà la pazienza di leggerle anche in futuro. Un disco sicuramente intelligente, da ascoltare con calma e da assaporare a lungo.