Gimlii, “::interweave”: la recensione

Gimlii è l’alter-ego di Lilia, già attivo con due ep auto-prodotti, usciti tra il 2014 ed il 2015. ::interweave, primo album in uscita con il nuovo progetto, è una raccolta di brani composti durante un lungo periodo di silenzio forzato, nel quale intimità e introspezione sono stati fondamentali per capire quale direzione prendere per stare al mondo.
::interweave parla di intersezioni fra luce e suono, è un macro-mondo osservato attraverso una lente d’ingrandimento che ne amplifica i più piccoli dettagli. I brani si legano tra loro formando un’unica traccia di un percorso dai toni precisi, a tratti freddi, ma allo stesso tempo accoglienti, alla ricerca di un equilibrio tra garbo e acidità.
Gimlii traccia per traccia
Si parte da Wols, ingresso etereo nel disco che accoglie la voce di Gimlii ma non subito, lasciando tempo alla musica di decantare un po’.
Campane d’Oriente e movimenti morbidi contrassegnano invece Goosebumps, una pelle d’oca sonora a molti strati.
Si torna a discorsi soffusi e a una vocalità molto sparsa con Be too kind, cui fa da contraltare una ritmica elettronica piuttosto dura e regolare.
Weeping willow torna all’estremo est, sviluppando melodie sottili. C’è qualcosa che brucia alla base di Imokai, brano seguente strumentale che fa emergere tensioni.
Di nuovo serenità orientali quelle di Plug, che poi però modifica il tiro, inserisce voci maschili e cambia parzialmente carattere.
Si prosegue con Velvet, molto determinata e imparentata in modo stretto con le sonorità della new wave. Si torna in posti più lontani e indeterminati con la conclusiva 0909.
Quello di Gimlii è un disco carico di sensazioni electro orientate in modo da fare emergere sentimenti ed emozioni. Il percorso tracciato è interessante, e così il risultato finale, frutto di scrittura viva e appassionata.