Dodici anni di esistenza, ma nessun genere di riferimento: Gli Amici dello zio Pecos hanno pubblicato il loro disco più recente, Dentro le cose, sono stati selezionati per le audizioni di Musicultura e rispondono alle nostre domande.
Avete alle spalle una dozzina di anni di esistenza e molte canzoni. Come avete approcciato il lavoro sul nuovo disco “Dentro le cose”?
Alcuni brani erano usciti come singoli già nel 2017, ma li abbiamo inseriti in Dentro le cose perché rispecchiano le tematiche e i suoni dei brani di più recente composizione. Per quello che riguarda i temi abbiamo attinto da storie dell’adolescenza, da sensazioni giovani. Ed è proprio Giovane il primo brano che ha dato il La all’album. I suoni non hanno fatto altro che seguire il tema della spensieratezza giovanile.
L’inserimento dei sintetizzatori è stato l’elemento giusto per rinfrescare i suoni crudi acustici e portare un po’ di magia e giocosità. Ovviamente sempre restando noi: il contrabbasso, che distingue il nostro sound, è stato effettato, ma a suonare è sempre il nostro caro contrabbasso.
Non vi siete mai identificati in un genere o uno stile musicale ben preciso. Questo vi ha reso la vita più facile o più difficile?
Non ci siamo mai racchiusi in un solo genere perché dare un limite alla composizione, a un lavoro artistico, sarebbe un delitto. Ciò ci ha reso la vita facile nella fase compositiva, perché, sentendoci liberi, siamo riusciti ad esprimere al meglio quello che sentivamo. È chiaro che c’è il rovescio della medaglia: è un modo più difficile di affrontare il pubblico che, per esempio, ai concerti ti dice “Perché non fate più quella canzone?” o “Perché non avete il sound dell’altra volta?”
Ma credo che il nostro cambiare sia simbolo e sintomo di voglia di mostrare l’autenticità e di non fregare il pubblico accontentandosi di solcare quel filone che ha avuto successo. Per noi è stimolante, è mettersi in gioco. Ricerca che muove l’evolvere. Abbiamo la forza di affrontare questo perché siamo molto uniti e poi dobbiamo ammettere che chi ci segue ha comunque apprezzato i cambiamenti e questo ci fa un immenso piacere.
Vorrei parlare del singolo “Merda”: intanto vorrei sapere se il titolo vi ha portato fortuna. Poi vorrei sapere come nasce la canzone e soprattutto il video.
Tutti abbiamo passato un momento in cui non ci siamo sentiti capiti o in cui le cose non sono andate come avremmo voluto. A volte si esce da questi momenti con un po’ di follia. La canzone è uno spunto di riflessione: è bene essere anestetizzati dalla follia o è meglio restar lucidi? Dato che ci piace alleggerire i temi, la follia è stata trattata come una donna, infatti in una superficiale chiave di lettura sembra che si lodi una donna.
Ma una lettura più profonda smaschera che la donna in questione è la follia (riprendendo il filosofo Erasmo da Rotterdam). Il mondo un po’ alla rovescia della follia è infatti descritto col gioco dei contrari. Invece di descrivere una cosa dicendo che è bella, l’abbiamo dipinta come “il contrario di merda”. Ecco la spiegazione di un titolo provocatorio e ironico che nasconde un tema importante.
Sì, ci ha portato fortuna perché col regista Savino abbiamo incontrato i ragazzi con disagio psichico del gruppo Sollievo di Jesi (AN) e dopo esserci confrontati con loro sul tema delicatissimo della follia, abbiamo sceneggiato e girato insieme a loro questo fantastico video.
Che cosa vi piace dell’ultima generazione musicale italiana?
Siamo molto positivi a riguardo. Solitamente non scegliamo modelli e non abbiamo nomi particolari da fare anche perché siamo sì quatto teste unite, ma ognuno ha i propri gusti musicali. Quello che spunta fuori però dal panorama generale è che non è vero che non ci sono più le belle canzoni. Ci sembra di vedere una qualità sempre crescente e di capire che i giovani artisti hanno un’immensità di cose da dire e grazie alla cultura e ai mezzi di oggi possono dirlo molto bene e più velocemente.
Siete attualmente in tour: che cosa si può aspettare chi vi viene a vedere dal vivo?
“Un concerto è diverso dall’altro, per questo vengo sempre.” Questo è un bellissimo complimento che ci ha fatto ieri un nostro fan. Nei nostri concerti c’è un equilibrio tra momenti profondi e momenti leggeri. C’è anche un pizzico d’ironia, che non fa male, e inoltre stiamo sperimentando uno spettacolo nuovo, interattivo col pubblico, in cui le nostre canzoni sono scenografate da un gruppo di danza aerea, e condito da immagini, cortometraggi e interventi di artisti di varie discipline: poeti, comici. C’è anche un angolo bar con una sorta di talk show con personaggi che si impegnano per il sociale. Sta andando alla grande. Pensiamo la musica sia una cosa seria e sosteniamo la logica del “fare.”
Pagina Facebook