E’ uscito da pochissimo su Netflix il film Lo Spietato che tra i sorrisi sghembi di Riccardo Scamarcio, sparatorie e auto costose, ha fatto sorgere qualche domanda a tutti i musicofili nordici che della Calabria, a parte la mafia di Buccinasco, non sanno molto altro.

Certo che conosciamo bene Brunori Sas (anche se ogni tanto, a furia di incontrarlo sui Navigli, dimentichiamo che sia calabrese), ma non sappiamo poi altro su cosa sia successo e succedendo laggiù, musicalmente parlando. Qui sotto c’è una playlist di 10 nomi che possono colmare qualche lacuna e sì, alcuni non li avete mai sentiti nominare, ed è esattamente giusto così.

Brunori Sas – Lamezia Milano

Dall’ultimo album. Dovrebbe essere un singolo ma non lo è. Racconto di chi fa avanti e indietro, di chi torna solo per abbracciare i genitori, tempo di una cena, per poi tornare indietro in aereo. Racconto di chi non sa più a dove appartiene, chi finisce per zittire la propria madre per non perdere le indicazioni del navigatore. Brunori Sas non ha poi così tanto bisogno di presentazioni, ma se mai non aveste mai avuto occasione di ascoltarlo, questo brano potrebbe essere una buona scusa, che si muove in quell’equilibrio perfetto tra nazional-popolare e strazi personali, di cui solo Brunori ne è maestro davvero, gli altri meri imitatori. Chi non lo ama, è solo che non si è ancora ritrovato su un aereo stretto e cigolante, per andare in Calabria.

Luframilia – L’eremita Postmoderno

Già militante in altri gruppi della zona, Davide Bolignano prende in mano la situazione, si trova un nome che letteralmente significa migliaia di frammenti di luce. Il suo è cantautorato rock vecchia scuola, se ormai per “vecchia scuola” possiamo considerare Ministri e compagnia bella, con le “e” molto aperte, e tanta voglia di filosofeggiare. Ciò che colpisce davvero di Luframilia è l’estrema carica positiva, quasi bulimica, che il suo progetto porta avanti. L’Eremita Post Moderno è il suo primo singolo che parla di sogni di plastica, rivoluzioni interiori, voglia di spaccare il mondo. Consigliato se state cercavate un progetto garage-rock da sapore genuino e indipendente.

Mia Martini – Almeno Tu Nell’Universo

E’ lei, e non tutti sanno che è calabrese. Quella che si ascolta in macchina dopo una litigata, quella che si canta con le amiche dopo una rottura urlando dai finestrini che gli uomini non cambiano, una voce rotta, circondata da invidie e malelingue, una voce fortissima e potente ma appartenente ad una donna fragile e sola. Voce di tutti gli amanti segreti e solitari, di chi chiede soltanto di essere amato, di chi non ne può più di sussurri e menzogne, di chi è stanco di tutto. Una voce rotta e allo stesso tempo pura, che parla a tutti. Almeno tu nell’universo è la storia di un uomo, l’unico diverso tra tutti gli altri, ma che è comunque, inevitabilmente così lontano. Sempre da brividi.

Hesanobody – Clichè

Uno dei nomi italiani che potrebbero invidiarci all’estero viene proprio dal profondo sud della Calabria. Una voce che scava nel sottosuolo, degna dei migliori momenti di Tom Smith degli Editors, una matrice electro-pop che si contamina di dance e post-punk. Clichè, pubblicata sul finire del 2017, è un inno generazionale al perdersi, al lasciarsi andare, tra ritmiche martellanti e romanticismo a tinte dark. Da una parte speriamo che Gaetano Chirico, questo il suo nome quando non è Hesanobody, esploda, venga scoperto dalla scena berlinese, e non si faccia più vedere sul suolo italiana, dall’altra sarebbe bello preservarlo per sempre come una perla rara dell’undeground italico.

Rino Gaetano – Visto che mi vuoi lasciare

Nome che riempie Milano di tribute-band e serate a tema, che scatena ancora canti estivi cittadini e che, in fondo, è impossibile non continuare ad amare. Quei suoi toni perennemente pseudo-allegri e disimpegnati, una voce che si spezza in gola, spesso quasi arrabbiata, e che ti conquista sin da subito, come se ci fosse un tuo vecchio amico che sta cantando al lato del tavolo al termine di una cena. Visto che mi vuoi lasciare è un brano che andrebbe ascoltato spesso per darsi la carica giusta, scanzonato e irriverente, di chi, chiusa una storia, non vuole più sentire ragioni, vattene e non ti voltare, anche se dammi ancora un minuto per convincerti a restare.

Ice Scream – Falling Dance

Piccola band che grandi ambizioni che pubblica un primo EP, che si apre con questo pezzo di chitarre sferzanti a servizio rock puramente elettrico, per chi è cresciuto con i Blink182, tra le magliette di gruppi punk-rock dei mercati di provincia e la trasgressione dei poster in camera. Quello degli Ice Scream (stesso nome di un film italiano di cui dovremmo davvero vantarci, anche se è probabilmente solo una coincidenza) è un rock adolescente (a partire dalla pronuncia inglese, non poi così perfetta) fatto ad arte, sentito, magnetico, inconfondibile. Sono la band che sentite per caso nella birreria sotto casa del vostro migliore amico che vi sta ospitando per l’estate, della quale vi innamorerete ma che poi, tornati a casa, vi siete dimenticati il nome e non riuscite più a ritrovare.

Loredana Bertè – … E la Luna Bussò

Ormai un po’ ridotta a fenomeno da baraccone, Loredana Bertè (nata a Bagnara Calabra come Mia Martini) è un altro nome che si aggiunge a questa playlist calabrese. Quello che stupisce di più è che, fenomeno pop dei primi anni Ottanta, prendendo un suo brano come può essere “… e la luna bussò“, spogliandolo di quella aurea estivo/raggae, riducendolo all’osso, come hanno fatto quelli de La Rappresentante Di Lista, ne rimane una versione straziante e intensa, vera e per niente melodrammatica, come pochi altri brani che ci sono capitati negli ultimi anni, e sì che pure di sentimentalismi urlati in questo marasma di it-pop ne abbiamo avuti parecchi. Di una tristezza ben diversa da quella di Mia Martini, ma non per questo meno vera.

Sergio Cammariere – Tutto Quello Che Un Uomo

Un nome fuori dal tempo, di quelli che se ascolti un suo brano ci sentiamo come se stessimo ascoltando un brano degli anni Sessanta, un artista sconosciuto capitato ad un vecchio Sanremo, un’edizione dimenticata di cui nessuno parla. Tutto Quello Che Un Uomo (che non degli anni Sessanta ma del 2009), è la storia di un uomo che si annulla per amore, che segue le note delicate di un pianoforte che si intrecciano a quelle di una tromba che ci buttano all’interno di un club fumoso di New York. Aprite il video, il primo commento è di una ragazza, diretto e semplice “Ma solo io la trovo maledettamente sensuale?“, ed è subito una furba strage di cuori.

Plug Out Head – Can Not Get Enough

Con qualche membro in comune con gli Ice Scream, anche i Plug Out Head provengono dai quartieri liceali punk-rock di Reggio Calabria. Cinque anni fa non andavano più di moda le cinture con le borchie, però loro le portano ancora con stile, nella loro musica si respira la Londra dei graffiti e dei colori fluo, allo stesso tempo dei Green Day ai tempi d’oro, della California e dei giri in skate. Una giovane promessa di una scena punk che si nasconde, che resiste e che ancora riempie il Leoncavallo, ma che è comunque rimasta ai margini, destinata a perire. Un vero peccato perchè con un po’ di insistenza avrebbero potuto varcare i confini della Calabria, per non andare così lontano, ma scatenando senz’altro molto poghi della penisola.

I Briganti della Sila

Folklore finale.

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