E’ in uscita per Record Y A Song Has a Thousand Years l’album di debutto del progetto Hoodya. Un nuovo e definitivo capitolo, tutto composto di cover tranne due tracce, per il duo formato da Rosa Brunello e Camilla Battaglia, unite da un fortunato incontro a Berlino nel 2017. 

Hoodya traccia per traccia

Basso e voci che si accompagnano e si intrecciano alla base di I never loved someone, cover da My Brightest Diamond: questo il modo con cui le Hoodya decidono di aprire il proprio disco, con dolcezza ma anche con una certa profondità sonora.

Prevale una malinconia, sulle prime priva di direzione, poi innervata di vibrazioni, in Carve, il primo inedito. Tra il jazz e Bjork, il brano cresce a livello ritmico e porta con sé un certo senso del dramma.

Una sorprendente versione de I migliori anni della nostra vita (brano che ha partecipato in maniera cospicua alla fase più melodrammatica della carriera di Renato Zero) arriva poi un po’ a sorpresa, ma rimanendo coerente a livello sonoro e sperimentale. Scevra di inutili sfoggi vocali, la canzone rivela il suo cuore più delicato.

Un giro di basso insistito fa da sottofondo ipnotico a I should not live in vain, il secondo inedito. C’è molta determinazione in un brano semplice e minimale per quanto riguarda le scelte sonore, e piuttosto ansiogeno per carattere.

Ecco poi Thank You di Dido, nota anche per il campionamento che ne fece Eminem in Stan. Qui il livello del dramma è differente ma la versione qui presente punta sulle frizioni più che sulle dolcezze del brano.

Dolcezze che invece emergono in pieno in Take Me Home, che però ha esiti sorprendenti e un tantino isterici. Si ritorna all’italiano con Replay di Samuele Bersani, con una struttura limitata al minimo, mette bene in evidenza la voce.

Rumori provenienti dallo spazio e altre miscellanee sonore popolano Hyperballad, proprio della già citata Bjork, qui un po’ tagliuzzata per far emergere le parti più svettanti e anche stranianti.

Battiti e sonagli aprono Container, di Fiona Apple, che diventa una sorta di gara di respiri, in una danza che si vale di armonie vocali come unico elemento melodico. Non proprio riconoscibile Secretly, degli Skunk Anansie, che chiude il disco marcando distanze e isolando le emozioni.

Bel lavoro, quello delle Hoodya, che stravolgono in modo sorprendente canzoni notissime e meno note per ottenere, in modo potente, uno stile personale e molto interessante.

Genere musicale: alternative

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