Canzoni Cristiane è il secondo album de Il Geometra, a distanza di 6 anni dal precedente Ultimi. A dispetto del titolo, si tratta di un’opera laica, di preghiere molto umane, nate durante il primo lockdown e figlie di uno sgomento che ci accomuna tutti. Un album nato in modo inatteso, dopo diversi anni di inattività, con la complicità delle “chiusure” imposte dalla pandemia, così come è spiegato nel lungo ma affascinante racconto di Jacopo Magrini, voce e autore dei testi.
“Quando ho iniziato a scrivere questo disco mi trovavo a Parma, la città in cui lavoravo. In un fine settimana di marzo tutta la provincia era stata dichiarata zona rossa e così io – pregno di un retorico eroismo, scientemente veicolato dai media, che avevano etichettato come ‘vigliacco’ chiunque in quelle ore avesse tentato di fare ritorno a casa – decisi di auto-esiliarmi in quella città, che tanto amavo e che mi aveva benevolmente accolto qualche mese prima. Come tutti, ero convinto che quella condizione sarebbe durata un paio di settimane e vi trovai persino degli elementi di forte fascinazione, perché per la prima volta mi sembrava di intraprendere una scelta da ‘uomo’, assumendomi una serie di rischi che si collocavano ben oltre le colonne d’Ercole della mia ipocondria.
Come è noto, quella ‘condizione’ si protrasse sino alle prime settimane di maggio. Restai in casa per tutto quel lungo periodo, lavorando da quella comoda galera di 60 metri quadri, usando il mio IPhone come modem e pregando ogni giorno di non scivolare uscendo dalla doccia, perché nessuno sarebbe potuto venire in mio soccorso. Con quello stesso IPhone, notte dopo notte, ebbro di quello ‘spirto guerriero’ che mi era ‘ruggito’ dentro anni prima e che – evidentemente – non era ancora del tutto sopito, ho ricominciato a registrare canzoni, sotto forma di provini. Ogni notte aprivo una bottiglia di vino: Raina, Gravner, Guccione, Bressan, Crocizia.
Solo vini naturali, ché mi sembrava rendessero quella preoccupante inclinazione al calice più nobile e meno patologica. Ho scritto una ventina di pezzi, dopo anni di digiuno e di silenzio, con grande voracità e metodicità, sentendomi in colpa se per una sola volta non riuscivo nel mio intento. Mentre scrivevo mi rendevo conto che le canzoni sembravano supplichevoli. Sembravano delle preghiere. Preghiere ben poco nobili, piene di rancore, senso di vittimismo, molta retorica. Come in tutte le preghiere cattoliche sembravo quasi chiedere una grazia, qualcosa che mi sollevasse dal dolore. Un dolore che ritenevo di non meritare, reputandomi una bravissima persona.
Così mi sono ritrovato in mano un insieme di canzoni dalle quali traspariva – anche con un po’ di imbarazzo – come tutta la mia vita, tutte le mie idee e tutte le mie convinzioni fossero frutto dei valori cristiani. Unico filtro tra me e Cristo, la mia natura e la mia limitatissima ragione che hanno stropicciato, filtrato, mal interpretato quei valori, trasformandomi – nel tempo – in un adulto ordinario, dalle buonissime intenzioni ma privo di qualsivoglia attitudine pratica nella loro attuazione.
‘Canzoni Cristiane’ racconta, quindi, di come un giovane uomo occidentale, negli anni ’20 del ventunesimo secolo, si sia reso conto di non avere altro in mano se non le lezioni del catechismo per difendersi dal male e per commetterne il meno possibile, essendo profondamente convinto – peraltro – che tale stato dell’arte sia quello meno drammatico tra le tante possibilità configurabili”.
Il Geometra traccia per traccia
Il disco si apre con Il suono dell’ambulanza, che parla di angeli e che offre una prospettiva dolce anche su eventi drammatici, con la chitarra acustica a tenere insieme il brano.
Sottovoce e con delicatezza, si racconta poi di fallimenti e di immagini all’interno di Per quel che resta, molto cantautorale e ricca di dolore.
La qualità del racconto si fa anche più fitta con Il profumo del pane, che nasce su un giro di chitarra e poi costruisce suoni un po’ per volta. Atmosfera un po’ più leggera, almeno all’inizio, quella di Per tutte le madri, prospettiva materna e ritratto dolce e ricco di momenti significativi, allacciato alla storia ma anche al contemporaneo.
Una serie di “dimmi” introduce Tra Damasco e Parigi, meno avventurosa di quanto farebbe pensare il titolo, in realtà molto intima e delicata. Si parla dei “commerciali”, di avvocati e della loro vita disperata in Quanto tempo, ricca di sensazioni di chitarra e di ritmi quasi tropicali.
Si chiude parlando de I Miracoli, che racconta di prodigi piuttosto urbani e limitati, ma comunque portatori di fatica, con la chitarra che qui e là dardeggia.
Progetto particolare e pregno di un senso molto più quotidiano che spirituale, quello portato a termine da Il Geometra. Canzoni ora timide ora più intense, in cui le simbologie religiose si inseriscono morbidamente in un flusso narrativo quotidiano. Un lavoro convincente e di grande qualità.
Genere musicale: cantautore
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