Il suo esordio, “Portland” (qui la recensione), è sicuramente tra i dischi che hanno colpito maggiormente la critica negli ultimi tempi: David Ragghianti ha fatto centro fin da subito, con un disco che ha qualche scelta sonora sorprendente, qualche pizzico di ironia e molto da raccontare. Lo abbiamo intervistato.

“Portland” è il tuo esordio. Dove eri stato fino a qui?
Fino a qui ho vissuto, immagazzinato esperienze. Poi ho deciso di aprire il garage, di andare a spulciare quello che avevo a disposizione. Da questo mettere sottosopra e al posto è nato “Portland”.

Il disco sta ricevendo lodi e menzioni ovunque. A qualche tempo di distanza dalla sua realizzazione, sei totalmente soddisfatto di tutto o c’è qualcosa che cambieresti?
Quel che fatto è fatto. Sono molte felice delle critiche che il disco sta ricevendo, qualsiasi valenza si voglia dare al termine critiche. Ci sarebbe piaciuto avere a disposizione degli archi, dei fiati e magari più’ tempo per registrare le voci. Ma per motivi di budget non abbiamo potuto.

Come nasce “Occhi asciutti” e perché l’hai scelta come secondo singolo dell’album?
“Occhi asciutti ” è nata una notte d’estate, mentre tornavo a casa, dopo il lavoro. Una tempesta di acqua e vento, il fiume in piena stava oltrepassando gli argini. Non si vedeva più niente. Poi la mattina dopo, il canto delle cicale.
Eravamo indecisi se proporla come primo singolo al posto di “Tema del filo” oppure come secondo estratto. Abbiamo optato per un primo singolo più intimista.

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Puoi spendere qualche parola su chi ha collaborato con te al disco, come Giuliano Dottori e Nico Turner? Come li hai conosciuti e com’è stato lavorare con loro?
L’incontro con Giuliano è nato grazie al suggerimento di un amico, Stefano Antoci D’Agostino. Stavo cercando aiuto per la produzione artistica del mio progetto. Stefano mi ha consigliato di ascoltare Giuliano Dottori. Così ho fatto. Giuliano è per me uno dei migliori cantautori che abbiamo in Italia. Dopo averlo contattato e incontrato ho scoperto che è anche uno dei migliori produttori artistici in cui mi potessi imbattere. Musicalmente colto e sensibile. Sa lasciare spazio e portare il lavoro a termine.

Nico Turner era in tour con Cat Power in Europa. Hanno suonato a Lucca, dove vivo, durante il Summer Festival. La band alloggiava nell’albergo in cui stavo lavorando. Una sera Cat Power e Nico sono entrate in cucina chiedendo: “Cosa c’è di buono??”. Abbiamo fatto amicizia così; e siamo rimasti in contatto. Ho chiesto a Nico, che per caso si trovava a Milano durante le registrazioni del disco, di suonare la batteria in un paio di brani. Ha accettato! Quella che si chiama una bella attitudine.

Mattia Pittella, amico fraterno con cui ho condiviso gli anni passati a Milano, ha suonato la batteria. Poi l’adone Mauro Mr. Fox Sansone alle percussioni. Musicista resident nella band di Giuliano. Ai cori Neith Pincetti, amica di Giuliano. Che ringrazio ancora! Il disco è stato mixato da Matteo Cantaluppi a Berlino. Altro incontro fortunato. Persona professionalmente impeccabile e sempre disponibile.

Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?
Portland è stato interamente registrato presso lo Jacuzi Studio di Milano. Lo studio ha un’ottima strumentazione di bordo. Per le voci abbiamo utilizzato un microfono a condensatore della Brauner. Chitarra acustica Martin 000 17. Giuliano ha suonato la sua Gibson 335 per quasi tutte le parti di chitarra elettrica, basso Eko, pianoforte acustico, mandolino e ukulele da 29 euro compreso di custodia, muta di corde in più e sconto ingresso al cinema Apollo un lunedì sera a scelta.

La classica domanda di chiusura: si sa che il grande successo musicale si raggiunge costruendo delle rivalità fasulle (Beatles/Stones, Blur/Oasis, Albano/Romina eccetera). Potresti scegliere uno o più rivali e criticarli, anche per finta, ma aspramente, provocando poi risposte che faranno vendere a tutti molti più dischi?
Aspetto che lo facciano gli altri.

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