Una buona abitudine (quella dei free download, non quella della foto): Enrico Tiberi, in arte Nrec, sta diventando uno dei nomi di punta dell’elettronica all’italiana. Su TraKs lo avevamo accolto per la prima volta con il suo Spaghettitronica, qualche mese fa, e ci aveva regalato il free download della sua Dig Deeper (se non ci credi, guarda qui e leggi anche l’intervista). Ora lo ritroviamo con un lp intero, sempre accanto al fedele Daniele Strappato, per il nuovo disco, Signals (e qui c’è la recensione e lo streaming).
Ma siccome la musica gratis non basta mai, ecco il free download di Eyedressed (per scaricare il brano, clicca sulla freccina bianca in campo nero in alto a destra nel riquadro qui sotto), uno dei brani più significativi del nuovo disco. E subito dopo, naturalmente, l’intervista.
Puoi raccontare la genesi di “Signals” e gli umori che hanno accompagnato la realizzazione del disco?
Signals è un disco che raccoglie alcune tracce di vita degli ultimi due anni. E’ un disco scuro, stratificato, racconta il lato più intimista del progetto Nrec. I brani flirtano con la mia visione dell’approccio alla comunicazione da parte dell’individuo, una continua scommessa contro il tempo e la finitezza del linguaggio; e infatti i linguaggi musicali in esso contenuti sono piuttosto disparati, dal glitch alla retronica, qualcuno ci ha sentito del rock, poi c’è molto pianoforte, strumento che ritengo magico, misterioso. E’ stata una fortuna registrarlo all’IndieHub di Milano, studio di registrazione di Andrea Dolcino, che ha a disposizione un magnifico gran coda Steinway & Sons, utilizzato in alcuni concerti da Keith Jarrett.
L’album conta su numerosi collaboratori, da Clod a Kendra Black: puoi raccontare qualcosa sul loro contributo al disco? Come li hai incontrati?
Primo su tutti quella con Fabrizio Testa, co-produttore del disco con la sua etichetta Musica Cruda, l’ho seguito per un po’ di tempo per via dei lavori pubblicati con Tarzan Records, e quando avevo pronte delle tracce per questo nuovo lavoro, a lui sono piaciute subito ed è stato contento di poter contribuire alla sua realizzazione.
E’ anche una delle voci nel ritornello di Dig Deeper, in cui la maestosa voce principale è di Claudio “Clod” Nigliazzo di Iori’s Eyes. Gli Iori’s sono una band che mi ha sempre ispirato moltissimo, per me ha significato moltissimo. Daniele Strappato, cantante dei Design, ha collaborato con me alla stesura di alcune tracce del disco e dell’ep precedente, e canta in ben quattro brani… Per questo giriamo in due nei live. Inoltre è un conterraneo (siamo entrambi marchigiani) nonché il mio spacciatore di musica.
Poi c’è la straordinaria collaborazione con Anacleto Vitolo (K.Lone, AV-K, manyfeetunder e molti altri progetti) che ha saputo dare forma a “Still”, brano che inizialmente avevo scritto solo per chitarra classica e voce. Quando ci sono arrivate le tracce in studio ho avuto letteralmente la pelle d’oca.
Kendra, in fine, è stata una piacevole conoscenza fatta in uno dei miei viaggi a New York, città che adoro e che sa ricaricarmi sempre di vibrazioni positive. La sua voce era perfetta per un brano più synth-pop se vogliamo, “It’s Mine”, anche il testo è suo.
Perché hai deciso di includere “Dig Deeper” e “Videodrome”, già presenti in “Spaghettitronica” seppur in versioni molto differenti, in “Signals”?
Oltre a considerarli parte del concept del disco, a Fabrizio piacevano molto, e in particolare, l’idea di farmi improvvisare Dig Deeper al piano è stata sua. E’ stata una grande sfida, perché in realtà il brano su “Spaghettitronica” è di una violenza totale, e ci abbiamo speso del tempo in studio affinché rendesse tutta l’inquetudine delle parole scritte da Daniele in questa nuova veste.
Nrec: oggetti ammassati e vecchi nastri
Come nasce “Eyedressed”?
Scrissi il beat poco dopo aver frequentato un illuminante workshop tenuto da Tchad Blake in Francia. La sua attitudine musicalmente trasversale mi aveva fatto venir voglia di rovinare alcune idee più “inquadrate” scritte per il progetto. Ripassando alcuni suoni dentro un vecchio nastro trovato al Maché au Puces de Montreil e registrando oggetti ammassati in giro per casa venne fuori questo pezzo fra il trip hop e l’RnB. Daniele aveva scritto questo testo d’amore tormentato bellissimo e la spolverata finale di magia è stata incisa all’IndieHub con la meravigliosa voce di Clod.
Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?
Per questo disco in studio ho usato alcuni vecchi strumenti – un vecchio synth Elka dall’intonazione molto discutibile, un Ekotiger, un modesto registratore a nastro Akai, un walkman trovato in un fustino di Dash nei gloriosi anni ’90 (che ha smesso purtroppo di funzionare), una chitarra classica Ramirez degli anni Ottanta, il maestoso piano Steinway dell’IndieHub, dove abbiamo usato anche uno splendido microfono a carbone dal sound molto particolare (potete sentirlo in azione in Emina-Utica sulla voce di Daniele).
Per quanto riguarda il digitale, invece, ci sono andato pesante con plugin come il Decapitator, un distorsore magnifico, alcune simulazioni del glorioso Roland Juno. Il tutto è stato registrato e programmato su Cubase, software molto potente per la gestione di uno studio. Poi vabbè una moltitudine di suoni disparati come colpi di tosse, bottiglie, cellulari, nintendo, forbici, tutti nascosti bene.
Chi è l’artista indipendente italiano che stimi di più in questo momento e perché?
Ho adorato “Defrag/Rap” di Inter Nos (altro maestoso progetto di Anacleto), un disco coraggioso, dove l’elettronica glitch/ambient si fonde con un rap veramente fuori dai canoni. Fantastico “Still” dei Casa Del Mirto di Marco Ricci e “Musica da camera” di Sylvia (Silvia Tofani).
Ho imparato a memoria “Black Rainbows” degli Aucan di cui non ho ancora ascoltato “Stelle Fisse”, che prenderò a breve. Poi Daniele ci sta sotto con “Die” di Iosonouncane, e ho adorato “Non date il salame ai corvi” di Massaroni pianoforti. Sono tanti… Ops!