Juri Mattia nasce a Roma il 19 luglio 1997. Suona la batteria, il pianoforte e la chitarra, inizia a scrivere canzoni all’ età di 14 anni, cercando di mantenere uno stile pop/rock sia nella stesura dei testi che della musica.
Dopo aver fatto le prime esperienze con una band, intraprende un percorso solista che lo porta ad auto-prodursi.
Il 6 ottobre 2019 esce il primo singolo A Tu Per Tu, che dà il nome ed anticipa l’uscita del suo primo album, insieme agli altri due singoli Non Una Di Più e Soldato. Lo abbiamo intervistato.
Ci vuoi presentare chi è Juri Mattia?
Sono un ragazzo romano, ho 22 anni e mi sono avvicinato alla musica fin da piccolo. Sono cresciuto ascoltando rock anni ’70, ’80 e cantautorato italiano, che credo rispecchi al meglio il mio stile musicale.
Il primo strumento che ho iniziato a suonare è la batteria, ho passato anni a percuotere quei tamburi. Successivamente ho imparato da autodidatta la chitarra, ma gli studi del pianoforte mi hanno aperto un nuovo mondo, tant’è che è alla base di tutti i miei brani.
Non ho scelto nessun nome d’ arte in quanto con la musica non cerco di rappresentare nient’altro che me stesso, i brani parlano di me, della mia vita e di esperienze che mi hanno cresciuto fino a diventare quel che sono oggi. Ascoltando l’album non posso far altro che darvi il benvenuto nel mio mondo.
Dopo esperienze con alcune band hai deciso per la carriera solista. Come hai affrontato questo passo? Sono state maggiori le difficoltà o le soddisfazioni?
Ho sempre scritto e arrangiato brani pensando a me e alle mie caratteristiche. Le band di cui ho fatto parte in passato mi hanno fatto capire che per amalgamare più persone e per farle ragionare nella stessa direzione ci sarebbe voluta più pazienza e più anni del previsto, tempo che non volevo aspettare. Un periodo ho provato anche a collaborare solo con cantanti, certamente più bravi di me, ma dalla quale non percepivo lo stesso carico emotivo che pensavo per i miei testi.
Tirando le somme ho capito che ci sono persone portate a ragionare in gruppo e altre che invece nel gruppo si sentono bloccate e non danno il meglio di sé.
Così ho scelto di proseguire per la mia strada e ho avuto sia più difficoltà sia più soddisfazioni, le prime sono riuscito a risolverle più facilmente, le seconde… sono dipese dalle prime!
Vorrei sapere come nasce A tu per tu, che è così importante che ha dato titolo all’album, l’hai scelta come singolo ed è anche il primo brano del disco
A Tu Per Tu è la canzone simbolo del disco. Racchiude il mio mondo, le mie riflessioni che vengono prese singolarmente e poi analizzate negli altri brani. Nasce dall’ esigenza di dire alla gente quali sono le mie paure, le mie gioie e i momenti più intimi. L’ ho scritta perché sentivo il bisogno di confrontarmi con il mondo.
Sono un ragazzo che ha sempre dato peso alle parole, anche quelle che venivano dette senza peso, così tanto per dire, riuscivano a colpirmi sia nel bene che nel male e forse è per questo che sono stato sempre un po’ timido e chiuso. Questo è il mio grido di liberazione, con questa canzone mi autoconvinco che solamente io potrò scegliere ciò che è giusto per me, che le scelte sulla mia vita sarò solo io a prenderle.
Una curiosità: nella tua pagina Facebook sei raffigurato con la chitarra acustica, ma se dovessi scegliere lo strumento più importante di questo disco indicherei il pianoforte. Da dove nasce la scelta?
Esatto, il pianoforte è l’anima del disco, sicuramente è lo strumento con la quale mi trovo meglio. Nella foto invece è rappresentata una chitarra acustica che mi è stata regalata da una persona molto importante, che ha avuto un grande impatto sulla mia crescita personale.
Per quanto nel disco la chitarra non è presente quanto il pianoforte, nella fase di progettazione e produzione ha avuto una grande importanza. Se sono arrivato ad autoprodurmi il disco lo devo soprattutto a questo regalo e a questa persona, emotivamente sono stati il mio punto fermo.
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Gli artisti che ascolto ogni giorno sono tantissimi, passando da Battisti a Lucio Dalla e da Vasco Rossi ai più recenti Negramaro. Ho sempre ascoltato tutti i tipi di musica ma il cantautorato italiano è quello che mi caratterizza di più.
Juri Mattia traccia per traccia
Si parte proprio da A tu per tu, biglietto da visita dell’album che si inoltra in territori rock-pop, con sufficienti spazi melodici per il pianoforte.
Giri morbidi e fiati quelli che introducono Cosa ti aspetti, che ha un drumming rumoroso ma ragionato.
Torna il pianoforte in Venere, ma quando entra il cantato arrivano sentimenti un po’ più cupi e intensi.
Si torna su toni molto intimi con Quando sei qui, una ballata dalle atmosfere morbide.
Ambizioni sonore più vaste quelle che esprime Non una di più. Promesse di durate prolungate con Più di un secolo, altro brano che allarga gli orizzonti sonori, questa volta con un umore più leggero.
Si abbassano le luci con Come ti immagini, ancora arrotolata intorno alle note del pianoforte.
Atmosfere quasi rock quelle di Le parole di chi sogna a metà, gonfia di rimpianti e piuttosto oscura. Risvolti personali e anche teneri quelli di Katie.
Il disco si chiude con Soldato, altro pezzo molto raccolto e personale, che si apre soltanto voce e piano, per poi allargare ad altre sonorità.
Juri Mattia esplora le intimità del proprio cuore, ligio alla lezione della canzone classica italiana, ma anche intenzionato a esprimersi in modo sincero e ispirato.