Si chiama Drifted on an oaken mirror l’esordio su lp degli Sprained Cookies, cioè del duo formato da Cecilia Frusciante (voce) e Corrado Maria De Santis (chitarra, ma anche tutto il resto).

E si tratta di un esordio sicuramente positivo, capace di catturare l’attenzione con un indie rock che però si pone pochi confini e che pesca con tranquillità da svariate pagine della musica contemporanea, plasmandole però a propria immagine e somiglianza.

Il disco si apre con Mental Room, buona progressione su un rock medio in cui si cominciano ad apprezzare le doti vocali di Cecilia Frusciante. Si accelera un po’ con Music sucks: le atmosfere, per ora, si direbbero ispirate agli “oscuri” anni Ottanta dei Cure, di Siouxsie eccetera.

Ma la vocalità di Cecilia, piuttosto filtrata su The best weapon, che ha anche una “reprise”, fa pensare a interpreti un po’ più levigate (senza voler dire che canta nella stessa maniera o che ha la stessa voce, il suo stile può ricordare Shirley Manson).

Con Phycity, già pubblicata come singolo, si esplorano altre sonorità, più essenziali ma non meno affascinanti. Continuando nel grande gioco dei paragoni, Orchids Pyre fa pensare invece a PJ Harvey, ma è tutto lo sviluppo del disco che conferma una ricerca di variazione, di intensità, di precisione negli effetti e nella volontà di sorprendere, tipo con un organo nel finale.

Chasm è un intermezzo quasi del tutto strumentale che lascia il posto a Two Strings, ballata inquietante e oscura, in cui le doti interpretative della Frusciante si spiegano in maniera ancor più cospicua.

Molto veemente e incalzante Despicable, con un incedere di chitarre e tastiere molto potente. Lonely are the Brave abbassa il ritmo e il tono, facendo uso di cori ed echi per riportare in evidenza il lato minimal della band, salvo poi aumentare il volume nel corso del brano.

Lisergic ha un passo e caratteristiche che fanno pensare immediatamente alle colonne sonore di 007, con tanto di archi. Until your hands ha un passo anche più lento e si distende bene su panorami ampi e morbidi. UO53 (That’s me dazzling) era il lato B di “Phycity”, e torna a proporre atmosfere di elettronica minimal, vagamente inquietante, ben gestita.

Si chiude con due bonus track che sono altresì cover di The Brianjonestown Massacre: Crushed, forte di una struttura elettronica ed elettrica molto definita, e Anemone, in cui la chitarra di Corrado Maria De Santis si esprime a briglie piuttosto sciolte, accompagnata da un organo psichedelico il giusto.

Se si mette tutto insieme, si ottiene un esordio che non sembra un esordio: maturo, completo, articolato, progettato con cura e messo in atto con cura ancora maggiore.

Ottimo il talento messo in campo dai due componenti della band e ottima la gestione dello stesso: non sempre le due cose vanno di pari passo. Da notare anche la “generosità” (ben quindici tracce), che di solito non si registra in un esordio, ma che si fa apprezzare.

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