Il 30 marzo 2010 i Linea 77 di Emiliano “Emi” Audisio pubblicavano, per la Universal, il loro sesto album, intitolato 10. Non sono passati cinque secoli, ma soltanto cinque anni: la discografia è implosa, Emi è stato allontanato dal gruppo e i Linea 77 hanno perso per strada anche un ep, giusto per non farsi mancare niente.

Se infatti dopo 10 è uscito un primo ep, La speranza è una trappola, pubblicato a gennaio 2013, un blackout si è portato via C’eravamo tanto armati, che l’etichetta INRI avrebbe dovuto pubblicare a gennaio 2014.

Tutti i tentativi dei tecnici di salvare gli hard disk della band non sono serviti a nulla, così il silenzio termina soltanto oggi, con la pubblicazione di oh!, il settimo album del gruppo.

L’apertura à affidata a Presentat-Arm, già utilizzata come singolo di presentazione del disco: il discorso, introdotto da un immortale dialogo da Frankenstein jr., si fa fin da subito molto violento e marcato.

Luce riprende l’attitudine dell’assalto e si contraddistingue per un rinverdimento del sound hardcore senza compromessi, citando Ungaretti nel finale (i Terapia dell’Odio citano Montale, i Linea 77 Ungaretti: ci dev’essere qualcosa che unisce i poeti del Novecento e l’hardcore contemporaneo).

Un po’ più lenta ma non meno sferzante Divide et Impera, che vede l’intervento del rapper En?gma. Questa volta le citazioni sono per Noam Chomsky e George Orwell, in un brano che si muove sui territori che stanno tra hip hop e nu metal.

La passione per il latino si propaga fino ad Absente Reo, introdotta da una voce robotica e di nuovo arrembante, con un sound molto robusto e un drumming molto potente.

Io sapere poco leggere, uno dei due brani sopravvissuti al famoso blackout, affronta luoghi comuni e immagini di decadenza con un mood da ska arrabbiato, con un pizzico di leggerezza affogato precocemente tra schitarrate e rumore diffuso.

Caos (con Sabino dei Titor) picchia anche più forte e si riaffaccia su un mondo, appunto, caotico, che occhieggia forse più al metal che all’hardcore, per quanto pochissimo contino questo tipo di etichette.

Come stanno veramente le cose aspira a una sincerità di fondo e cerca di ottenerla con una chitarra elettrica che si prende il centro della scena con un riff importante.

L’involuzione della specie, altra sopravvissuta al blackout, assomiglia a un inno in negativo, con riferimenti alla cultura pop che però risultano forse leggermente fuori tono rispetto al resto dell’album.

Zero torna a oscurare il cielo a colpi di rullante e con un sound che può richiamare i suoni degli inizi della band (RATM anyone?), con interessanti flussi chitarristici.

Si chiude il tutto con una cover dei Fluxus: Non esistere, che vede anche la presenza del cantante degli stessi Fluxus, Franz Goria, che controbuisce a un sound ancora una volta piuttosto compatto.

Le svariate vicissitudini degli ultimi anni non sembrano aver reso i Linea 77 più morbidi, semmai il contrario. Del resto, se sopravvivi a una collaborazione con Tiziano Ferro, puoi sopravvivere a tutto.

La band ha cercato con tutta evidenza riferimenti concreti e precisi, ha indurito i suoni e ha cercato di eliminare i fronzoli, puntando per propria stessa ammissione più su canzoni da poter suonare dal vivo che a sperimentazioni fine a se stesse. L’idea sembra essere stata portata a compimento con coerenza.

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