Dopo 2 anni di concerti nei locali italiani i Beggars on Highway pubblicano il primo full length, Onion Eaters. la band parmense ha fatto registrare e mixare il disco da Christian Coruzzi e Wahoomi Corvi al Real Sound Studio, mentre il mastering è stato fatto su bobina dallo stesso Wahoomi Corvi.
Il titolo dell’album è nato dal semplice fatto che negli otto giorni di registrazioni i Beggars On Highway hanno affittato un appartamento vicino allo studio e nel frigorifero hanno tenuto solo cipolle e birre. Con grande fortuna per chi li ha frequentati durante il periodo.
Drunk tonight apre le danze con intenti piuttosto chiari: si parla di bere, di divertirsi e soprattutto di suonare un rock molto diretto, robusto e sporco, ricco di chitarre non timide.
Sensazioni molto libere anche in Beggars On Highway, con assoli e cori a profusione. Crowd’s Lobotomy parla di situazioni non estranee a un popolo mediterraneo di vostra conoscenza, e lo fa con la solita irruenza, ma anche con un finale prolungato che saltella di ritmo in ritmo.
Leave Me Alone aggressiva fin dall’introduzione, disegna riff molto plastici e una velocità che sembra debitrice del punk. Con Klaatu Verata Nikto (che in realtà sarebbe Klaatu Barada Nikto, ma non sottilizziamo) ci si addentra nel mondo della fantascienza, almeno per quanto riguarda i riferimenti cinematografici: il suono del brano è sempre roboante e molto poco “space”.
Dr. Branca, presumibilmente dedicata all’omonimo Fernet (vintage anche nei gusti alcolici, i ragazzi) prosegue nei discorsi di un rock molto ruvido e animato da schitarrate improvvise.
Sorprendentemente per dei mangiatori di cipolle (ma non per dei metallari indipendenti) arriva Fuck the Vegs, tirata e potente, e con un obiettivo polemico significativo (ma anche no) come i vegetariani.
Soap Maker Woman cambia il ritmo e l’inflessione, ma non le volontà aggressive, espressamente hard rock. Il drumming è molto robusto e si accoppia bene anche qui al lavoro della chitarra.
Il disco si chiude su Slug Trip, che si aggira su quanto è rimasto alla fine di un disco molto vibrante con un incedere maestoso e con tutte le potenzialità di una hard rock band “seria”.
Posto che la band non esce dagli schemi prefissati di un rock ruvido e rumoreggiante, la resa complessiva è interessante. Il disco conserva una freschezza d’esecuzione molto brillante, quasi live, e si preoccupa pochissimo di tutto il resto.