Laurino, “Hotel de la Ville”: recensione e streaming

Hotel De La Ville è l’album d’esordio di Laurino, in uscita in vinile e su tutte le piattaforme di streaming per Garrincha Dischi / Fonoprint Records e distribuito da Sony Music Italy. Nel suo album d’esordio, lo scrittore, arrangiatore, polistrumentista e produttore alterna brani che invitano a fermarsi e riflettere, per cogliere tutte le sfumature della sua voce, a canzoni uptempo.
‘Hotel De La Ville’ sono le stanze dove ho racchiuso momenti, riflessioni e alienazioni di questi ultimi anni. Alcune canzoni sono luoghi dove ho cercato di dare un senso a quello che mi stava capitando mentre altre sono luoghi di cura dove cercavo riparo
Laurino traccia per traccia
“La colpa di restare in analisi o la colpa di non essermi bastato”: è alla ricerca di assunzioni di responsabilità Laurino nel primo brano, Volume, che poi è quello del cuore più che del suono. Apertura intima con un autotune usato con decenza e moderazione, per aprire in modo delicato.
Un po’ più black e intensi gli ambienti in cui si muove Svegliarmi, che ogni tanto si inabissa ma fa abbastanza rumore in una canzone abbastanza guizzante, con qualche immagine truculenta tipo quella del Bloody Mary.
Con Buddha ci si tuffa in ambienti morbidi e sintetici, che parte un po’ ad agguati sonori, e poi si appoggia su un tappeto soffice e molto ricco di soul, un po’ alla Venerus.
Si guarda la Luna da Vicino, che si costruisce a forma di ballad sentimentale, ricca di autocompatimento, con ancora molti indizi soul. Più allegra Un grammo, che assomiglia a una pausa dalla solitudine: ma è bene godersi le risate e i pensieri positivi del brano, più che godibili.
L’allegria dura poco: ecco Funerale, che pure non è una canzone esageratamente luttuosa, musicalmente molto viva e in crescita, con basso e chitarra che dialogano in modo molto fluido.
Il mood è molto più cupo quando si parla di Barche, che esprime noia e solitudine aiutandosi con il pianoforte e con un ritmo lento e quasi blues. Il pianoforte guida poi il finale, strumentale e prolungato del brano.
Si chiude in modo più intimo, con Hotel de la Ville, la title track che si professa contro l’agitazione ed esprime desideri morbidi e probabilmente irrealizzabili.
Ottimo disco e ottimo retrogusto quello che lascia il disco di Laurino, in grado di raccontare storie e di contornarle di creatività. Album sorprendente per certi versi, sicuramente da apprezzare con ascolti ripetuti, anche per gustare tutta la vitalità musicale che porta con sé.