A tre anni di distanza dal disco d’esordio ufficiale Lunga vita al re cui ha fatto seguito un lunghissimo tour tra Italia, Svizzera e Germania, i Lennon Kelly tornano con un nuovo album. Malanotte (IndieBox Music) vede i sette componenti della band, da sempre uniti dalla passione per la musica folk, portare le melodie irlandesi a fondersi con il punk e con il rock.
Lennon Kelly traccia per traccia
Dopo l’introduttiva e notturna Erynfuin, si passa a una molto più baldanzosa Mazapégul, altrettanto notturna ma più vicina alla notte del sabba, con evidenti influssi di folk celtico ma anche qualche tocco favolistico e teatrale.
Si passa a un discorso molto incalzante con Nobel per gli stronzi, che vede la partecipazione di Tom Barbour. Si prosegue con i “featuring” con Mio fratello, in compartecipazione con i Punkreas, che ovviamente inclina verso il punk con qualche aggancio sulla realtà sociale confusa in cui attualmente si vive.
Ultima collaborazione quella con Mino Salvadori su Surival, brano picchiato e cantato in dialetto, con evidenti richiami all’ormai storica tradizione del folk celtico anche italiano. Si torna all’italiano per navigare in alto mare con Long John Silver, una ballata a carattere piratesco.
Si viaggia su ritmi alti con qualche idea di folk-country ne Il ballo dell’ultima ora, che alla moda irlandese mette insieme morte e allegria. E si rimane su terreni verdi con Leprechaun.
Si gira in campo tolkeniano con la power ballad Samvise. Ecco poi La Malanotte, title track e architrave del disco, sorretta da un buon lavoro di basso e da tematica guerriera. Si chiude con una morbida e meditativa L’ultima lanterna, anche se si parla di bombe nelle tasche.
Pur ripercorrendo molti luoghi comuni del genere, i Lennon Kelly riescono a infondere buona linfa nelle proprie composizioni, per un disco di buon livello.