L’intervista: Lume, l’anima e l’aspetto onirico #TraKs
E’ uscito a marzo Lume, l’esordio della band omonima, che raggruppa però qualche faccia già piuttosto nota: si tratta infatti del nuovo progetto di Franz Valente (Il Teatro degli Orrori), Anna Carazzai (Love in Elevator) e Andrea Abbrescia.
Il disco, di alto livello, mette insieme atmosfere anche molto differenti ed è la prosecuzione dell’avventura dei Love in Elevator, con qualche significativa differenza. Anna Carazzai risponde alle nostre curiosità sulla band e sul disco.
Come nasce il vostro incontro e il vostro progetto? Mi potete spiegare il motivo cambiamento rispetto al nome e alla formazione dei Love in Elevator?
Ci conosciamo tutti da tempo, Franz e Andrea suonano assieme da quando sono piccoli, anche se non hanno mai avuto progetti “ufficiali” in comune, io ho conosciuto prima Franz tra il 2005/2006 quando era con i One Dimensional Man e proprio Franz nel 2007 mi ha presentato Andrea perché cercavo un batterista.
Andrea e Franz hanno entrambi fatto parte del mio gruppo in periodi diversi: con Franz ho anche registrato Re Pulsion nel 2008 e quell’anno abbiamo cominciato a scrivere pezzi assieme (es Autodamned e Repulsion).
Poi con LIE ho avuto un’altra formazione, altro disco e altro tour, ma nel 2012 ci siamo ritrovati tutti e tre (io Andrea e Franz) per alcune date live dei Love, tra cui il festival inglese All Tomorrow’s Parties.
In quel periodo trascorrevamo molto tempo assieme in sala prove e abbiamo cominciato a lavorare a nuove canzoni. Nel 2012 per me c’è stato un avvenimento molto importante: Giulia Volpato, che ha fondato Love in Elevator con me nel 2004, è rientrata nel gruppo e abbiamo cominciato a scambiarci demo per lavorare ad un nuovo album.
Inoltre i brani nuovi ai quali stavamo lavorando con Franz e Andrea si discostavano molto dalle ambientazioni Love in Elevator, che è sempre stato un progetto più mio, e poi Franz aveva in mente qualcosa di nuovo rispetto ai nostri rispettivi progetti esistenti, completamente nuovo.
Quindi la distinzione Love/Lume è stata piuttosto naturale. Una “reunion” da una parte, una novità molto stimolante e luminescente dall’altra.
Mi sembra che il disco si ponga pochissimi problemi rispetto al genere di appartenenza: ci sono sensazioni punk o post punk, ci sono assoli di chitarra apertamente rock, c’è allegria e malinconia… Siete entrati in studio con questo tipo di progetto o semplicemente con la testa libera da progetti?
Ci siamo posti pochissimi limiti sul genere, come del resto facciamo sempre, Franz voleva che ogni brano avesse un’anima propria e un’identità ben definita, un’indipendenza rispetto alle altre canzoni, ognuna poteva e doveva esistere anche senza le altre.
Non gli è mai importato di circoscrivere l’album in un genere riconoscibile. Noi ascoltiamo di tutto, è un po’ difficile e sarebbe forse anche noioso cercare di restare ancorati a un genere.
Siamo entrati in studio con le teste libere con l’unico obiettivo di registrare la musica che volevamo ascoltare, anche se Franz aveva ben in mente che atmosfere creare e sapeva benissimo che album sarebbe uscito.
Mi ha incuriosito molto la scelta di non lasciare spazio di silenzio tra alcune delle canzoni del disco, il che esalta ancora di più il contrasto tra pezzi dal carattere opposto come “Joke” e “Sparks were flying”. Come vi è venuta l’idea?
Anche questa è stata un’idea di Franz: nonostante ogni canzone sia indipendente dalle altre, Franz ha voluto porle una vicina all’altra con un ritmo incalzante per permettere a chi ascolta di immergersi totalmente in questo viaggio, senza avere troppo tempo per razionalizzare la musica, riflettere, e rovinare con la ragione un percorso che vuole essere irrazionalmente onirico il più possibile.
Come nasce la scelta di Marco Fasolo per il mixaggio (e non soltanto per quello, se non sbaglio)?
Sapevamo che Marco era la persona giusta per “calcare” ed esaltare l’aspetto onirico che stavamo cercando. Per fare questo ci servivano più colori e fluorescenze qua e là, ed è per questo che con lui abbiamo curato anche tutta la parte degli overdub: è una cosa che lo diverte e ci mette allo stesso tempo una cura maniacale.
Abbiamo dato anche molto peso alle reazioni all’ascolto del nostro materiale: volevamo lavorare con una persona a cui piacesse molto il nostro album, e a Marco è piaciuto subito e ha capito in fretta i molti contrasti che si trovano al suo interno.
Con i Love in Elevator avete suonato in grandi festival e accanto a numerose band di altissimo profilo (Mudhoney, Meat Puppets, The Hives, One Dimensional Man, Tre Allegri Ragazzi Morti eccetera…), sia in Italia sia all’estero. Avete già qualche “appuntamento” live significativo per i Lume?
Abbiamo appena iniziato una collaborazione con Pentagon Booking, che ci rende molto felici…. per ora si stanno delineando le prime date del tour invernale, poi speriamo che arrivino anche le sorprese… In generale… arrivano sempre.