L’intervista: Palmer Generator, nella caverna di Platone #TraKs
Di famiglie in musica ce ne sono e ce ne sono state parecchie. Ok, però se state pensando ai Jackson 5, è meglio ricalibrare un po’: i Palmer Generator suonano un genere un tantino diverso, tra il post rock e la psichedelia, condensato nel secondo disco firmato dalla famiglia Palmieri, Shapes (qui la nostra recensione) che, per inciso, si è altresì appena aggiudicato il disco del mese di TraKs.
La famiglia Palmieri ha, gentilmente, risposto alle nostre domande.
E’ passato un anno da “(e)motionless”: siete una band ad alta produttività oppure c’era un’esigenza specifica nel pubblicare questo nuovo album?
Non abbiamo mai sviluppato degli schemi precisi a riguardo, di base finito il lavoro di produzione di un disco ci mettiamo a elaborare nuovi brani quando ci sentiamo pronti e quando sentiamo che abbiamo qualcosa di nuovo da raccontare.
Detto questo l’uscita di Shapes si potrebbe dire sia stata per noi un‘esigenza per il fatto che appena pubblicato (e)motionless eravamo già molto motivati e ci siamo subito messi a lavoro, elaborando poi il nuovo sound che caratterizza l’ultimo album rispetto al vecchio.
Avendo una forte percezione dell’elevata differenza che intercorreva tra i due lavori non vedevamo l’ora di portarlo alla luce per mostrarlo a tutti.
Difatti, anche se è trascorso un solo anno, il lavoro dietro Shapes è stato molto lungo ed elaborato considerando che lo stavamo già sviluppando quando la produzione del vecchio disco non era ancora terminata. Per il prossimo… chi lo sa …
Il disco si incentra sul mito della caverna di Platone e sul meno noto mito orientale del Fukeiron: potete spiegare perché e in che modo siete stati influenzati e ispirati da queste due teorie?
Il nostro approccio alla musica possiamo dire sia sempre stato “filosofico”, già al centro del vecchio album vi era un concept.
Mentre in quello si parlava della perdita di autonomia emozionale qui si tratta della perdita di autonomia intellettuale e della conseguente incapacità di poter effettuare scelte autonome da parte dell’individuo, di come le mode i media e in generale tutto l’ambiente ci condizionino e di come il soggetto, inconsciamente, ami e desideri lasciarsi condizionare, perché la scelta implica responsabilità e l’uomo moderno fugge la responsabilità, come ripudia coloro che cercano di emanciparlo in tal senso.
Insomma, chi solo per passione personale chi anche a livello “accademico”, siamo tutti e tre appassionati di tutto ciò che inerisce il viaggio intellettuale, il ragionamento… insomma tutto quello che tendenzialmente viene etichettato come “pippe mentali”.
La terza traccia (“III”) si stacca dal resto del disco: potete narrarne la genesi?
La terza traccia del disco è stata affidata a “Pensieri di un cane” (http://pensieridiuncane.bandcamp.com/releases), un artista di musica elettronica/ambient di matrice sperimentale delle nostre zone che conosciamo molto bene e con il quale ci troviamo spesso a collaborare.
Elaborando lo svolgersi del disco sentivamo la necessità di un brano che simboleggiasse il concetto di “passaggio”, che facesse da elemento di stacco all’interno dell’album, e nessuno ci sembrava più idoneo per realizzarlo, visto anche la forte comunanza di pensiero che ci unisce.
Credo che musica come la vostra guardi apertamente al mercato estero, dal quale mi risulta abbiate già ottenuto riconoscimenti lusinghieri. Avete in programma qualche concerto o appuntamento oltreconfine?
Sicuramente il nostro stile musicale ha forti riferimenti esteri ed è quello infatti il “mercato” che più ci segue e sicuramente la nostra musica è tendenzialmente molto più apprezzata in altre zone, soprattutto nel Nord/Est europeo. Per ora non abbiamo comunque date internazionali in programma, ma certamente in un prossimo futuro ci muoveremo in tal senso.