L’intervista: The Gentlemen’s Agreement, pura calma e stress creativo
Una città che può portare all’apocalisse come alla speranza, ma non senza fantasia: questa, in sintesi estrema e poco soddisfacente, la linea essenziale di “Apocalypse town“, il nuovo disco di The Gentlemen’s Agreement.
Il disco uscirà mercoledì 9 aprile: nell’attesa abbiamo rivolto qualche domanda a Raffaele Giglio.
Come avevate fatto anche in precedenza nella vostra carriera, mi pare di capire che questo nuovo lavoro rappresenti una pagina completamente diversa rispetto a quanto fatto in passato. Come avete approcciato questo disco?
Per favore non parliamo di carriera ma di esperienza. Così la mia spiegazione su questo ennesimo cambiamento risulterà più facile da capire, ok? Allora, la città di Napolisporcacreativa mi ha lasciato un segno forte questa volta. Ma anche il Salentorocciosopuro ha lasciato un segno molto forte, in termini di esperienza. Ho unito le due città, e i loro stili di vita ed è uscito il sound di Apocalypse Town.
Ho abitato in un ex quartiere industriale a Napoli immerso nel caos più puro, ma bada bene fuori le mura di questo quartiere è il Bronx… Dentro c’è calma, apparente, ma calma soprattutto spazi per poter suonare e divertirsi creativamente senza vicini che si lamentano! E ho abitato con molta assiduità il Salento, per strada, con le persone del posto. Ho vissuto il suo stile di vita, molto più pacato ma anche estremamente vivo.
Tra quelle rocce ho capito che si può vivere con meno, faticando lo stesso, ma con più tranquillità, no stress insomma! Poi tornavo a Napoli e BOOM solo caos, tanta creatività, ma tanto disordine pure. Ho sperimentato che anche in una città difficile come Napoli potevo cambiare la mia routine, prendendo più tempo, stando più con i piedi per terra.
E’ possibile ovunque, prenditi il tuo tempo, il tempo non è denaro ma solo, e meno male, ARTE ! Ecco perchè nel disco c’è disordine ma anche calma, quello ho vissuto, quindi brrrrrrrrrrrrruuuummmm ma anche !!!!
Non è surreale che, con tutti i progressi fatti dalla rivoluzione industriale a oggi, moltissime persone siano ancora legate a doppio filo alla catena di montaggio per sopravvivere?
Fino a quando le persone faranno di tutto per avere cose inutili, allora si!
Avete realizzato questo disco grazie al baratto. Vorrei sapere perché avete fatto questa scelta e perché non avete preferito un più “usuale” crowdfunding
Il baratto ci è cascato addosso. Il primo l’abbiamo realizzato all’Agricola Piccapane di Cutrofiano, un concerto in cambio di 15 giorni di pace, buon cibo e la compagnia di contadini ma anche di altri musici, tutto grazie a Giuseppe Pellegrino Piccapane, ‘na favola!
Il secondo, sempre in Salento, questa volta a Campi. Abbiamo realizzato una sala di ripresa del Sudestudio, in un mese lavorando a stretto contatto con il nostro fonico e un progetto archetittonicamente ben studiato.
In cambio abbiamo avuto un mese per registrare il disco.Il baratto si discosta molto dal SOLDO, nel crowdfunding la moneta la tocchi, c’è! Nel baratto si mettono in moto energie empatiche molto precise, il risultato dell’opera realizzata con il baratto (bada non è cosa per tutti, ci sono molti truffaldini!) crea benessere.
Ma per realizzare uno scambio del genere devi saper fare qualcosa!!! I lavori manuali sono i più richiesti, ci ho campato in una casa per un anno così. E’ reale, ne parliamo nel disco, Apocalypse Town è immerso in questa mentalità, l’abbiamo realmente vissuta, credeteci!
Ho trovato molti riferimenti alla musica degli anni Settanta, dalla citazione “aperta” dei Velvet Underground a sonorità e idee che mi hanno riportato alla mente anche i gruppi italiani del progressive. Vorrei sapere se sono citazioni inconsapevoli, che cosa pensate di quel periodo e quali sono le vostre preferenze musicali in genere.
Totalmente inconsapevoli, nel senso che non ho mai comprato un disco progressive. Ho mio padre che suonava nel Balletto di Bronzo, e anche adesso suonano spesso assieme a tanti ex musici napoletani di quel periodo.
Ma non amo il virtuosismo e quindi il progressive non ha mai suscitato in me un reale interesse. Per quanto riguarda i Velvet, eh si! Io amo quell’approccio alla musica. Per questo disco mi sono abboffato di Tom Ze, St. Vincent, Dirty Projector, Caetano Veloso (ma il suo lato più folle), Joao Gilberto sempre sempre sempre, ma anche molto Forrò.
So che spesso vi costruite da soli qualche strumento…
Conoscere Giuseppe Treccia è stata una gran fortuna, vera sincronicità! So poco di questo geniaccio, solo che un giorno ci portò ad Afragola in una stanza piena di cose assurde. Strumenti che si azionavano con la luce, scatole di chiodi che producevano un ruggito enorme.
Ci ha prestato molte sue invenzioni, ci ha insegnato a costruire strumenti utilizzando i Piezo e così siamo usciti pazzi assieme a lui. Adesso abbiamo 2 noise box (strumenti da lavoro che comandiamo con i piedi e producono caos) e un mega mollofono. Per capire che sto dicendo venite ai live, il prossimo più vicino a casa vostra.
Comments
Trackbacks & Pingbacks
[…] Gentlemen’s Agreement, “Apocalypse Town”: The Gentlemen’s Agreement – Apocalypse Town L’intervista […]