Dopo un anno dall’uscita di Mi innamoravo di tutto quello che cadeva dal terzo piano per la PsycoLabel di Giorgio Canali, Lo Strano Frutto torna con un self-title di cinque pezzi in uscita per Dischi Soviet Studio. Un lavoro che vede Enrico Cappozzo non più da solo alla chitarra ma accompagnato da Michele Mercuri al sassofono, Nicola Traversa alla chitarra e Gioele Pagliaccia alla batteria.
Questo nuovo lavoro è meno grezzo dal precedente, una scelta voluta fin da subito da Cappozzo. “Sono abituato a comporre in maniera molto naturale”, confessa Enrico. “L’album precedente è stato registrato quasi in una sera, senza tanti fronzoli, diretto e senza compromessi”. Con questo lavoro Lo Strano Frutto invece ha usato un approccio diverso. “Ci abbiamo impiegato mesi per registrare e per me è stata un’esperienza totalmente diversa, il nuovo album è più pensato ma non per questo concettualmente meno diretto dell’altro”.
Enrico affronta i temi della diversità, del valore del concetto di democrazia in quest’epoca storica. “L’Italia sta vivendo un periodo storico complicato dove il concetto di libertà, sia personale che di pensiero, è falsamente considerato un diritto rispettato. Ogni giorno vediamo il contrario”.
Lo Strano Frutto traccia per traccia
Per adesso tutto bene apre il disco facendo ricorso a contrasti piuttosto robusti. C’è un drumming rumoroso e ci sono pause momentanee, dissonanze e la voce che si alza e si abbassa secondo il momento.
C’è il sax a regalare colori più notturni, insieme alle tastiere, ne Le mie gambe fragili, che comunque si rivela muscolare e sofferta.
Più scarna e cattiva, e anche sporca, Credo pretendo sono, una sorta di affermazione di principi sorretta ancora dal lavoro del sax e da una base particolarmente ruvido.
Tempo di una ballad: ecco Brucia tutto, intessuta soprattutto sulle corde della chitarra, mentre il testo è un invito a ripartire da capo.
Si chiude in modo leggermente più ironico, forse sarcastico, con Sogni di gloria, un po’ springsteeniana nello spirito e nei suoni.
Cinque come le dita: i pezzi che Lo Strano Frutto mette su questo ep sono agili come una mano e diversi uno dall’altro, ma coerenti e compatti. Un’ottima prova.