Itaca (Sins Records) è il disco d’esordio della band veronese La Sorte. Le nove tracce che compongono l’album trovano il minimo comune denominatore nel titolo stesso. Ogni brano rimanda a un’esperienza di viaggio, differente e imprevista, dove qualche cosa di nuovo e inaspettato, da perseguire o da cui sfuggire, è a portata di mano.

«Con l’uscita di “Itaca”– sottolineano i La Sorte in merito al disco –auspichiamo di concludere un ciclo di produzione che si protrae dalla formazione del gruppo, avvenuta qualche anno fa. Ma più ancora puntiamo a codificare, dandone una veste compiuta, quello che a nostro parere è la cifra artistica del progetto, sintesi ultima dei nostri percorsi musicali individuali e summa del nostro modo di fare musica, fino ad oggi. In poche parole con Itaca, abbiamo registrato il primo capitolo di una storia che racconta le nostre vite, il nostro modo di percepire la realtà, la prima tappa del nostro viaggio assieme, che siamo sicuri riserverà continue sorprese».

La Sorte traccia per traccia

Ci sono alcune tracce di punk e comunque molti anni Novanta, seppure sciolte nella vodka, ne La zarina di tutte le Russie, che apre il disco con giuste dosi di sfrontatezza.

Acidina il suo Tel Aviv, che all’aggressività e alle chitarre unisce anche qualche idea psichedelica che rimane sullo sfondo.

Piuttosto sfumata all’inizio Principessa performante, che poi però gioca con ritmi e battiti finendo per risultare trasmettere sensazioni quasi surreali.

Il basso e alcuni contrasti sonori animano L’acchiappafantasmi, sorta di talking blues che poi si fa tambureggiante. Si attraversano influenze che vanno dai Franz Ferdinand ai Sonic Youth con una disinvoltura notevole.

Chitarra elettrica e idee corali in Ak47 non è una sonata di Mozart, altro pezzo che risente di ascolti estensivi del rock alternative degli anni Novanta (e precedenti) ma sempre con un certo gusto nel rielaborare le sensazioni.

Passaggi nucleari quelli di Eventualmente… alla resa dei conti, elettrica, per lo più tranquilla ma anche capace di schizzi improvvisi.

Si prende un po’ di fiato con Sfoga zio, strumentale di divertimento. Invece si sta in zona un po’ verdenesche con l’aggressiva Anguria e pipistrelli nel tuo giardino d’estate.

La chiusura è riservata a una lisergica Benzodiazepine la mattina, ruvida e sballata.

C’è molta fantasia sonora nel disco de La Sorte, band capace di battere strade poco frequentate, pescando influenze dai posti più disparati per ottenere uno stile compatto e convincente che pervade tutto il disco.

Genere: rock alternativo

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