Lorenzo Meazzini, in arte Lorenzo M, è un musicista e autore toscano che di recente ha pubblicato Microcosmico, ep d’esordio intriso di cantautorato “alternativo”. Lo abbiamo intervistato
Vuoi descriverci il percorso che ti ha portato al tuo ep d’esordio?
Microcosmico è un lavoro durato un paio d’anni tra stop e ripartenze, le canzoni c’erano tutte ma prima di decidere di prenderle e lavorarmele da solo nel mio studio ho avuto a che fare con un paio di produzioni belle e importanti che però non mi hanno dato quello che cercavo.
Ho quindi arrangiato e suonato tutti gli strumenti e dopo aver finito ho incrociato in modo del tutto casuale Livio Boccioni, un ottimo produttore che dopo aver lavorato a Milano per molto tempo si è trasferito a Sant’Angelo in Vado (PU) dove ha una bellissima realtà: abbiamo rifinito quello che gli ho portato e abbiamo chiuso i mix in un paio di settimane.
Anche se a volte faticoso, è stato bello lavorare al disco in completa autonomia, questo mi ha permesso di fare quello che mi piace e di incrociare nel percorso persone che hanno contribuito a portare dentro idee fresche e non scontate.
Voglio citare a questo proposito anche Mattia Valentini che ha curato la regia del video di Astronauta, singolo dell’ep: è una penna rubata al fumetto che per questo video ha fatto un lavoro super artigianale dipingendo a mano tutta la scenografia (qualcosa come 60 metri quadri di tela!!) e credo ne sia venuto fuori un video pazzo, colorato e pieno d’energia.
“Microcosmico” è soprattutto una raccolta di piccoli racconti. Da dove trai spunto per le tue storie?
Mi è sempre piacito curiosare… Vedere le differenze tra le persone, ascoltare quello che hanno da dire, quale la loro storia. Spesso le canzoni nascono da questo, magari da un amico ignaro che mi dice una cosa, io ci penso su e scrivo. Oppure dalla convivenza con la mia compagna, fotografa e scrittrice, con lei ci confrontiamo spesso e sulle cose più disparate, questo sicuramente aiuta a far nascere le idee. In ogni caso aspetto sempre molto a considerare finita una canzone, ho bisogno che le cose vengano fuori piano piano, un po’ come quando si cammina in un posto nuovo che a ogni curva il paesaggio cambia e ti stupisce, li ci sta tutto il gusto.
Mi sembra di sentire forte l’impronta del cantautorato ma soprattutto di quello un po’ “laterale” e alternativo (Bersani, un certo Dalla, Ivan Graziani). Quali sono i tuoi punti fermi in merito?
Non mi è mai piaciuta la musica “normale”, mi annoia perché si ha la sensazione che si sa già dove andrà a parare: le soluzioni in fondo sono sempre quelle. Ho studiato jazz in accademia e anche se non mi considero affatto un chitarrista jazz mi piace il principio di questa musica che porta in luoghi non scontanti: lo spirito jazzistico sta nel non ripetere ma nell’esplorare, questo mi affascina perché le soluzioni sono veramente infinite e ridursi a usare sempre quelle lo trovo limitante.
Con questo non voglio dire che una cosa bella debba essere per forza complicata, anzi! È proprio la semplicità che richiede profondità di pensiero. Il fatto che mi piace ascoltare un certo tipo di cantautorato credo dipenda proprio da questo: se si pensa a questi autori c’è una grande ricerca, oltre che nella parola, anche nella musica.
Mi incuriosisce molto “Gypsy Dance”: come nasce?
Gipsy Dance nasce dalla mia fascinazione per la musica gitana di Django e per la musica balcanica. Come in quei film allucinanti di Kusturica, dove succedono cose strane e i personaggi fanno sempre quello che non ci si aspetta, mi piaceva raccontare un cuore innamorato disposto a fare qualsiasi cosa pur di non perdere mai la propria amata, una sorta di strampalata prova d’amore! Ma è anche una danza gitana, dove si balla scalzi senza pensieri con vestiti coloratissimi e sonagli ai piedi.
Mi sembri uno che può reggere la “distanza lunga”: a quando un lp?
Eh, eh!! Un lp mi piacerebbe farlo uscire anche domani, le canzoni ci sarebbero già!!
Ma si fa un passo alla volta, questo è il mio primo lavoro come autore singolo e ha richiesto grandi energie sotto tutti i punti di vista; mi piacerebbe incontrare una produzione che mi consenta di pensare solo alla musica ma visti i tempi capisco che non è facile.
Nel frattempo però sto iniziando a girare con i concerti dal vivo, Microcosmico Live! lo suono con Michele Mandrelli, un produttore e sound designer di Città di Castello che ha portato una bella spinta elettronica al progetto e soprattutto quando si suona ci si diverte da morire… quindi, speriamo di incontrarci in giro!