Maledetto e Benedetto è il nuovo disco di Lucia Manca: tra synth pop e raffinato cantautorato anni Sessanta, la cantautrice pubblica otto tracce intime e nostalgiche.
L’album, prodotto da Matilde Davoli e anticipato da singoli Maledetto e Bar stazione, è avvolto in un’atmosfera nostalgicamente patinata eppure lontana da ogni ipotesi di revival. Come fosse una fotografia in alta definizione con colori pastello d’antan.
Lucia Manca traccia per traccia
Il disco si apre con Bar Stazione, che mette in chiaro le ascendenze “tradizionali” del cantautorato di Lucia Manca (per esempio l’inciso parlato nel finale, che fa pensare ai classici anni ’60), ma anche l’utilizzo di suoni che, pur avendo ispirazioni vintage, sono assolutamente contemporanei.
Eroi fa perno su ritmi più incisivi, con i synth a disegnare colori sui muri, mentre il testo fa riferimento a mondi irreali, con un ritornello quasi da Raffaella Carrà (“vieni/vieni/vieni a far l’amore insieme a noi”) anche se ovviamente l’atmosfera è un po’ diversa e il buon umore soltanto apparente.
Dopo una partenza ragionata, Basta chiedere si trasforma in una battaglia elettronica perfino ridondante: a portare l’ordine è soltanto la voce, serena e malinconica.
Noi ha un’introduzione orchestrale e un cantato confidenziale, con immagini antiche (“e la radio che suona…”). Più attuale Maledetto, in cui la malinconia lascia il posto a un rancore elettrico ma coniugato in ritmi dance.
Si resta danzerecci con una molto urlata Più Giù, in cui suoni sintetici e meno sintetici vanno a conflitto. Si torna calmi con Al Posto Tuo, su toni malinconici e un fitto lavoro di synth. Si chiude con Settembre, che apre di arpa, ma acquista mordente e cadenza con l’andare delle battute.
Disco piacevole e ben fatto, quello di Lucia Manca, che lascia largo spazio alle nostalgie, come si è capito, senza però lasciarsi travolgere e facendo emergere una voce e una personalità ben delineate.