Ci sono album di cui puoi riuscire a parlare al primo ascolto: immediati, spontanei, semplici. Non necessariamente superficiali, ma molto spesso leggeri, che si muovono nella zona di comfort di chi ascolta e scrive riuscendo a carpirne subito intenzione e necessità.
Ci sono poi album, come L’amore di Madame per cui la formula cotto e mangiato non funziona: proprio come il sentimento da cui prendere il titolo, il secondo lavoro di questo sorprendente talento non è certo qualcosa di facilmente comprensibile. Ci sono molte donne all’interno dei pezzi, e ognuna di loro porta con sé una storia, un piccolo pezzo di anima, un modo di vedere il mondo e di percepire sé stesse e gli altri.
“Queste donne che racconto sono solo alcune e come tutte vivono l’amore, il sesso, l’intimità, l’intensità, il dolore, la mancanza, l’ossessione, la privazione, la dipendenza, la gioia, l’energia e le forti emozioni” ha spiegato la stessa Madame.
Passando da una delicatezza disarmante nel descrivere un’emozione a un linguaggio sporco e crudo, l’artista fa dimenticare la sua giovanissima età e lascia solamente spazio a riflessioni e ritmo, perdendosi nelle spire di una vocalità avvolgente che ,anche se abbiamo imparato a conoscere, continua a lasciare a bocca aperta. L’amore ha debuttato al primo posto della classifica FIMI a una settimana dall’uscita.
Madame traccia per traccia
Come voglio l’amore / Come penso l’amore / Ogni tocco di un uomo che mi fa tremare un poco
La prima delle 14 tracce è Come voglio l’amore. Sfaccettature di uomini che possono affascinare, sedurre, attrarre, cercando la costruzione di un qualcosa che possa andare avanti. Concettualmente richiama in qualche modo un’altra prima traccia illustre, 21 Things I Want in a Lover di Alanis Morissette, in cui un’altra artista, dall’altra parte dell’oceano, cercava di dare una forma all’amante, all’amore, all’altro. Si fa rap qui, ci si muove nell’urban e nelle sonorità sinteticamente avvolgenti che accompagneranno l’intero viaggio.
L’amore è solamente / Di chi prova amore / Non è di chi lo riceve
L’abbiamo sentita a Sanremo, in radio, sui social (finché SIAE non ci ha separati): Il bene nel male è ormai tormentone, ma non certo per semplicità di ascolto. Un loop di emozioni contrastanti, di prigionia e di prigionieri consapevoli, di voglia di rivangare il passato e di desiderio di dimenticare. Tutti, presto o tardi, ci siamo trovati a dover fare i conti con una storia finita e con le carte da decifrare che restano in mano quando ormai non c’è più nulla da perdere, figuriamoci da prendere, e Madame prova a spiegarlo facendoci entrare nel suo personale vortice emozionale.
Tu sei lo specchio dell’anima mia / Che mi invecchia se guardo con odio / Quindi ti darò tutto l’amore, l’amore, l’amore l’amore che ho
Violenza e amore convivono sulle note di Quanto forte di pensavo, ma come sempre avviene in questi casi, si tratta di tossicità, di dipendenza, di dolore fisico e non solo. Ci si trascina ancora una volta, in un’altra spirale, forse nella stessa, in cui si passa dall’essere luce al diventare la più buia delle notti.
E più mi guardi, più penso che / Vuoi ammazzarmi ma non sai se / Vorrai lasciarmi cadere
Un’altra anima, un’altra storia, un’altra canzone. Nimpha – La storia di una ninfomane si muove su un ritmo festoso arricchito da un autotune necessario, in cui da dominatrice la protagonista diventa soggetto di disperate attenzioni da parte di chi si è innamorato della persona, senza tener conto della sua essenza, fino ad arrivare a un finale che lascia poco spazio all’immaginazione.
Ho le guance rosse / Sarà che ti ho mentito / Corri avanti a me / So il perché, l’hai capito
Il mio nuovo maestro elettronicamente si sposa verso nuovi vecchi orizzonti, che mentre una storia va a rotoli e trascina verso il baratro, strizza l’occhio al trip hop e ammalia non per narrazione ma per trasporto.
Donna, in questa vita son della tua razza / perché devo imparare ad ammirarti davvero
Ci si sposta energicamente verso un’altra sfumatura, un’altra verità: in Donna vedi Madame regala una prospettiva alternativa al sentirsi, al percepirsi, tra vite precedenti in cui “aveva il cazzo” e scopava tantissimo e presente assoluto in cui cerca di vedere da una nuova prospettiva l’erotico sublime incandescente. Bisogno, esigenza, desiderio danzano insieme e trasportano verso orizzonti ancora più strong.
Pensavo al miliardario che mi offriva del denaro / In cambio di un filmino da buttare su YouPo-
Pensavo a… snocciola desideri e perversioni, senza filtri e senza veli, una sorta di memorie del sesso praticato o sognato che viene eviscerato con padronanza dei termini e del beat che potrebbe far impallidire qualche benpensante.
Sopravviverà chi dirà la sua verità / È la festa della fine delle nostre vanità
Un mare di lacrime da succhiare e in cui nuotare, sempre muovendosi su un tappeto elettronico a tratti orientaleggiante, da incantatrice di anime e di cuori: La fiera delle crude verità sembra voler far abbandonare maschere e tabù e lasciar andare ogni sovrastruttura, per porre fine al giudizio e amare anche i sentimenti contrastanti che si muovono dentro di noi.
Li amo tutti ma con te non so che fare / perché è così viscerale e non mi fa neanche paura
Se succederà sarà come Respirare: un incontro che dovrebbe non essere più ma che è ancora, che esiste anche se non si concretizza per la sua stessa essenza. Madame riesce a rendere il sesso qualcosa da cantare dimenticando che qualcuno vorrebbe ci fosse anche l’imbarazzo di mezzo, dove il frutto della passione sta tra le gambe della persona desiderata, amata, scelta.
Sei la barca dove posso parlare / da sola col mare / l’acqua calma che si increspa soltanto / dopo il temporale
Milagro – A Matilde è la preziosa celebrazione del miracolo di un’amicizia, dolce e morbida come sanno essere le persone in cui scegliamo di rifugiarci. Un pianoforte scintillante ricorda il riverbero del mare, grande protagonista delle metafore della canzone, mentre inevitabilmente stringiamo al cuore i nostri legami più sinceri, quelli che sanno di primavera.
Benedirò il mare se / Mi rifarà volare ancora su di te / Sfuria, oh vento, su di me / Se mi sarai letale morirò con te
Ne L’onda – La morte del marinaio il mare torna ancora a essere protagonista, questa volta come destino: se la tempesta e la marea lo consentiranno si potrà far ritorno a casa, si potrà di nuovo sdraiarsi accanto alla persona che sta aspettando altrove, altrimenti saranno solo preghiere attutite dal vento incessante. Il ritmo incalza, il richiamo a Marea riecheggia come canto di sirene insieme alla disperazione di chi non ce la sta facendo.
Sono daltonica emotivamente / Ho uno spettro di emozioni più ridotto / Rispetto alla palette di riferimento
Canzone di riferimento dell’intero album, Se non provo dolore squarcia chi canta e chi ascolta avvolgendoli con il medesimo velo di consapevolezza e disagio. Non solo ti mostro i miei punti deboli, ma te li indico uno per uno spiegandoti come si diventa Narciso, come un corpo smette di rispondere agli input, come ci si sente quando non si riesce più a sentire niente. Disperatamente sincera, incredibilmente fragile, immensamente potente.
Per quanto l’amore possa o non possa esistere / È la più bella delle bugie / Il più studiato degli inganni / Il più persuasivo dei discorsi
Archi, pianoforte, anima sono la base su cui Per il tuo bene costruisce le sue altezze. Cantautorato puro, intensità travolgente, eviscera le declinazioni dell’amore cercando di trovare soluzioni ai problemi dell’altro, cercando di scioglierne i nodi e carpirne l’essenza. Travolgente.
Tu non esisti ma io ti sento
Due anime si incontrano in Avatar – L’amore non esiste, la conclusione di un viaggio in cui si riduce all’essenza il rapporto che può prender forma fra persone, fra corpi, fra anime. Dalla carne ci si sposta a un livello superiore, per poi tornare a cercare il contorno del contatto.
Ma lo sai cosa mangia una gallina a Milano? Io lo so perché vengo dalla campagna
Arriva in fondo la bonus track Tecno Pokè che prende le distanze da tutto quello che è successo prima, quasi a voler buttare in caciara con il suo ritmo e i suoi nonsense per rendere un po’ meno complesso il viaggio in cui ha scelto di trasportarci.
Manca forse il singolone in questo album, quello che al primo ascolto diventa subito un ritornello da canticchiare distratti: si tratta di un album complesso, completo, che non te le manda a dire ma ti prende per il collo, ti scuote, ti racconta di sé e, solo a volte, ti lascia anche spazio per parlare a tua volta. Non una caccia al successo, di cui però si rende complice inevitabile, ma sicuramente un percorso di crescita personale e artistica che non può, e non vuole, lasciare indifferenti.