I musicisti lo sanno che ogni volta è un nuovo inizio: i Manitoba pubblicano il nuovo disco e lo intitolano Numero Zero. Archiviate esplorazioni pop recenti e meno recenti, i due ragazzi si rimettono a lavorare su radici più rock e più alternative, lavorando anche con chi ha fatto questo percorso prima di loro (Edda).
Numero Zero è il nostro nuovo album. Lo zero è in noi perché con queste canzoni abbiamo abbattuto ogni certezza e ricostruito la nostra identità. Nel disco ci sono tante reference: Beatles, David Byrne, Arcade Fire, Beck, ma soprattutto ci siamo fatti guidare dall’istinto e dai suoni, come mai avevamo fatto prima. Questi sono i Manitoba, i Manitoba da Zero
Manitoba traccia per traccia
Sapori psichedelici e un po’ vintage per una Jane che apre l’album in modo morbido ma con qualche artiglio.
Riferimenti alla memoria e un flusso sonoro che cresce in Due sassi, che parte molto piano per poi allargarsi gradualmente, inseguendo ricordi (propri o di altri).
Si scava nel profondo con Gianni Tristezza, che parla di ospedali e sparge sensazioni abbastanza desolate, in un brano costruito su dialoghi vocali, cori e molta suggestione.
Più leggera l’atmosfera di Matilde, che sa un po’ di Baustelle e un po’ di Elvis Presley, su percorsi veloci e colorati. Con Hare Krishna si prova a sfondare qualche muro, in campo di psichedelia e spiritualità sparsa.
Rock’n’roll e sguardi americani in una curiosa e divertita Blu e John, che racconta storie di frontiera su un battito regolare e intenso. C’è Edda a duettare su Fiori e baci, morbida ma sempre elettrica, con un romanticismo rallentato e razionato.
A chiudere il disco c’è Futuro, una ballad molto morbida e malinconica con pianoforte e voci che si intrecciano, per parlare di ciò che verrà, con molta speranza.
Dopo qualche tentativo in altre direzioni, era sicuramente necessario per i Manitoba guardarsi in faccia e mettere in piedi un nuovo inizio. E il nuovo inizio funziona perché ritrova una certa voglia di esplorare e di sperimentare, senza uscire dai canoni del pop ma inventando qualcosa a ogni tratto. Forse un po’ troppo breve, ma lascia la voglia di sentire altro.