Il cantautore Matteo Re ha pubblicato Sono già stato qui, un ep da tre canzoni portatore di emozioni diverse. Lo abbiamo intervistato.
Ci racconti chi sei?
Sono un bambino di 44 anni, e lo dico con orgoglio, perché se l’aspetto esteriore è quello di un adulto, padre di famiglia, il bambino dentro di me non si è mai sopito, mi regala ogni giorno entusiasmo, vivacità e la voglia di continuare a sognare. Mi sono avvicinato alla musica a 12 anni, strimpellavo la chitarra e sognavo di far sentire le mie canzoni a un pubblico sempre più grande… quel sogno mi accompagna ancora oggi e mi ha sempre aiutato a trovare nuovi stimoli.
Vorrei che spiegassi qualcosa della genesi di tutti e tre i brani dell’ep
Sono già stato qui è la traccia che da il titolo all’ep, ha dei riferimenti piuttosto espliciti al Giappone sia nelle sonorità sia nel testo, il tema è quello di un viaggiatore che raggiunge una meta lontana ma si sente perfettamente a suo agio, come se conoscesse quel posto da sempre. Essere al limite è una canzone che amo molto perché mi ha permesso di esplorare una tematica molto delicata, quella della depressione, ma da un punto di vista romantico, perché il problema viene affrontato in coppia ed alla fine del ritornello “le nubi se ne vanno, un po’ di luce c’è”. E’ già settembre nasce con l’intento di essere l’anti-tormentone, le canzoni estive in genere decantano i piaceri della spiaggia, del mare, del sole, il mio brano rivede questi must con gli occhi disincantati di chi sopporta a fatica il caldo, gli stereotipi e gli eccessi estivi. In questo brano ho inserito richiami musicali agli anni ’80 proprio per creare contrasto tra i suoni tipicamente estivi e un testo non proprio “da spiaggia”.
Mi incuriosisce in particolare “Sono già stato qui”: da che spunto nasce?
Sono terrorizzato dagli aerei ma cerco di combattere la mia paura viaggiando, molti dei miei testi nascono in aereo perchè concentrandomi sulla scrittura riesco a esorcizzare la paura . Scrivere musica è un modo straordinario per combattere con i propri demoni interiori. Di ritorno da un viaggio a Tokyo ho scritto questa canzone mettendo nero su bianco, a caldo, le emozioni che mi avevano accompagnato in quel posto, la sensazione di essere già stato lì, che pochi posti al mondo riescono a tramettere. Una piccola curiosità: il vocìo che si sente nell’introduzione del brano è una registrazione che ho fatto io stesso al centro del celebre incrocio di Shibuya, attraversato ogni giorno da 2 milioni di persone.
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Fin da ragazzino ho amato i cantautori “cantastorie”, quegli artisti capaci di portarti in una realtà diversa creando un perfetto mix tra testo e musica, mi riferisco a De Gregori, Dalla, Zucchero, Battiato ma anche Bersani, Consoli e il mio conterraneo Max Pezzali. Detto questo, in realtà, mi accorgo che a influenzare la mia musica più che i singoli artisti sono le epoche musicali che ho vissuto e non vi nascondo che un po’ mi diverte pensare che in una mia canzone possano convivere i Queen e i Righeira.
L’ep assomiglia un po’ a un assaggio: hai in programma ulteriori uscite?
Nell’ep ho voluto inserire canzoni che mi rappresentano e che allo stesso tempo evidenziano la mia predisposizione ad abbracciare generi diversi. Ci tengo che al pubblico arrivi un’immagine di me quanto più completa possibile. Sto lavorando ad un album ma non so dire con certezza quando uscirà, sono piuttosto pigro e lascio che le cose accadano al momento giusto, senza forzare. Riprendendo le tue parole, se questo ep è un assaggio, vorrei che l’album fosse un pasto completo, in grado di accontentare più palati possibili, un pasto da gustare lentamente, seduto al tavolo con una manciata di buoni amici.
Matteo Re traccia per traccia
La prima traccia dell’ep è Essere al limite, contraddistinta da una linea di basso fluida e da toni piuttosto cupi e cantautorali. Si parla di rabbia e si alza anche un po’ la voce, con gli archi a sostenere i concetti.
Indizi di déja vu, o forse di metempsicosi, quelli raccontati in Sono già stato qui, che ha l’apparenza del synth pop, ma con qualche idea più profonda.
E’ già settembre chiude il trittico con una canzone ironica ma decisamente anti-estiva.
Soltanto un assaggio ma Matteo Re fa capire attraverso queste tre canzoni la propria versatilità e la capacità di proporre inventiva e idee, oltre che una buona scrittura dei testi.