Di Chiara Orsetti
Micol Barsanti, genovese di nascita ma toscana d’adozione, ha appena pubblicato il suo album La vita è fatta così. Un disco maturo, sentito, per un’artista che si è raccontata, senza sovrastrutture e con il cuore in mano.
Ascoltando il tuo nuovo album si intuisce che è il frutto di un percorso artistico e personale molto profondo. Quali lezioni ti hanno portato a riuscire ad accettare ciò che accade, semplicemente rendendosi conto che “la vita è fatta così”?
Nella vita niente è facile ma nulla è impossibile quindi, La vita è fatta così per me non significa arrendersi o rassegnarsi agli eventi, anzi vuol dire trovare la chiave di lettura giusta per poter raggiungere i propri sogni e obiettivi, in base ai propri mezzi, nonostante le difficoltà di ogni giorno.
Nel corso della mia crescita personale, di lezioni ne ho avute moltissime per arrivare ad “accettare”, se cosi si può dire, ciò che mi è accaduto e tuttora mi accade intorno. La nostra vita dipende solo ed esclusivamente da noi, soltanto noi possiamo essere artefici del nostro destino e io sono fermamente convinta che se iniziamo a vedere ciò che ci circonda in modo colorato e positivo, anche tutto ciò che di fatto non lo è, prenderà ai nostri occhi e al nostro cuore completamente un’altra forma.
Mi definisco una persona “old school”, ossia una persona che per inseguire il suo sogno non ha mai smesso di crederci, lottando e credendoci con passione e grande determinazione. Con lo scorrere degli anni, ho iniziato a dare un valore alle persone che mi circondano, ai momenti condivisi e al tempo che scorre in modo diverso.
Mi ritengo una ragazza fortunata, alcune persone le ho perse per sempre, mi mancano e le penso spesso; alcune le ho perse semplicemente per ritrovarle e altre le ho perse perché sicuramente era giusto cosi. Il tempo vola quando la vita si riempie di esperienze e come dice Oscar Wilde : “La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri.”
In “Chi se ne frega” sdrammatizzi i piccoli grandi problemi del quotidiano, quelli che spesso ci affliggono e ci tolgono il sorriso. Riesci a ribadire il concetto con la stessa carica anche giù dal palco?
Eh già, Chissene Frega vuole essere una canzone completamente liberatoria, un elogio all’imperfezione e un #chissenefrega lifestyle! Come sempre, predicare bene è un conto…poi razzolare è completamente un altro, ma il mio intento è quello di cantarlo agli altri per ricordarlo a me in prima persona.
Non serve a niente arrabbiarsi per delle cose banali, quando si cresce si dà un valore diverso pure alle incazzature, quelle che hanno un senso e quelle che davvero non lo hanno.
Le radici del tuo lavoro sono ben salde nel terreno del nostro cantautorato, ma non mancano sonorità dal sapore internazionale in alcuni brani. Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Ascolto Pino Daniele da quando sono ragazzina e continuo ad ascoltarlo, mi piace tendenzialmente ascoltare di tutto, dalle canzoni attuali italiane e internazionali, fino ad arrivare alle canzoni dei cantautori e delle band che hanno fatto la storia.
Mi piace il jazz, mi piace il rap e sono una grande fan della musica elettronica. Mi piace ascoltare di tutto… e quello che a me piace ed emoziona, lo trovo bello a prescindere dal genere.
In “Sempre criminale”, una delle mie tracce preferite, racconti un amore tormentato, in cui la protagonista non riesce a distinguere ciò che le fa bene e ciò che invece la fa “ubriacare”. Fino a che punto ti sei spinta troppo oltre il confine per amore?
Direi totalmente.
Smisuratamente e senza freni.
Non si può stare sulla vetta di una montagna con uno slittino a freni tirati, ma bisogna mollare i freni e godersi tutta la discesa.
“In amore non c’è ragione” dice una canzone di Pino Daniele ed è vero, In amore non c’è razionalità ma una forza interiore che smuove tutto e ti fa battere forte il cuore e dunque ti ritrovi in piena “ubriacatura” quando non capisci niente, quando sorridi per ogni cosa, quando vivi i momenti esattamente dall’interno di una bolla.
Questa fase iniziale di limbo però non può continuare a lungo, altrimenti saremmo tutti pazzi e un po’ personaggi dei fumetti; a un certo punto subentra la razionalità, quella razionalità che in qualche modo ti fa capire quanto ti faccia bene una persona quando si cercano e si desiderano le stesse cose e si condividono gli stessi interessi, a partire dai libri alla musica ai viaggi, inclusi i momenti non facili della vita.
Siamo entrambe genovesi. Sembra scontato chiedere in che modo la città Superba e la sua tradizione artistica ha influito sul tuo approccio alla musica?
Se ti dicessi che la Superba ha influito sulla mia tradizione artistica, onestamente mentirei.
Sono nata a Genova, all’età di dieci anni mi sono trasferita in Garfagnana in provincia di Lucca per poi ritornare a Genova all’età di 18 anni, per poi successivamente girare ancora.
Ho avuto una vita un po’ “ballerina” in merito alle città che hanno formato la mia crescita. I miei genitori giravano molto per lavoro. Sicuramente Genova in particolare modo mi ha dato tantissimo a livello musicale e ho sempre respirato il cantautorato ligure.
Posso dire che ogni posto in cui ho vissuto mi ha trasmesso sempre tanta musica ed ha influito sicuramente sul mio percorso musicale.
Ci regali una piccola playlist che ci sappia raccontare il mondo di Micol visto da Micol?
1. Before Today – Everything but the Girl
2. Senza fine – Gino Paoli
3. A horse with a no name – America
4. 1977 – Ana Tijoux
5. Insieme a te sto bene – Lucio Battisti
6. Losing my religion – REM
7. Mezzogiorno – Jovanotti
8 . Back to Black – Amy Winehouse
9. Voglio di più – Pino Daniele
10. While my guitar gently weeps – The Beatles
11. La vita è fatta così – Micol Barsanti ;)