L’uomo dalle 12 dita è il nuovo disco dei Misfatto, disponibile su iTunes, Spotify e tutte le principali piattaforme streaming per Orzorock Music. I Misfatto hanno celebrato nel 2017 i trent’anni di attività artistica, che li ha visti aprire nei numerosi live nomi importanti come Nomadi, Ministri, Morgan, Lacuna Coil, Alberto Fortis e Irene Grandi.

Il loro sound si evolve nel tempo, passando dal punk-rock al trip-rock, fondendo pop e psichedelia. L’altra caratteristica essenziale del gruppo è la cura per i testi e i messaggi di cui si fanno portatori, scritti da Gabriele Finotti, autore e chitarra della band.

Il nuovo disco L’uomo dalle 12 dita comprende 12 brani composti negli ultimi 12 anni, parallelamente agli altri progetti della band. L’album vanta, inoltre, la collaborazione con Dargen D’Amico nel brano Ossessione Baudelaire, un mix tra hip hop e rock. Il mix finale è opera di Marco Barusso presso i BRX Studio di Milano. Il master è stato affidato a Marco d’Agostino al 96 Khz Studio Milano.

Misfatto traccia per traccia

Il disco si apre con il recitato introduttivo di Alla ricerca delle 10 lune. Si alzano subito i ritmi e i toni con Io e il tempo, rock vecchia maniera con qualche momento di respiro.

Si va in acustico per l’apertura di Gocce di tango, ma presto il discorso si irrobustisce per un pezzo dal carattere particolare. Segue 51 States of America, che ha suoni che tendono verso l’electro.

Ecco poi Ossessione Baudelaire, aperta da Dargen D’Amico, portatore di contaminazione in un pezzo dai ritmi controllati. Le influenze del rock italiano degli anni 90, ovvie visto la provenienza della band, si materializzano concretamente nella cover di Apapaia, direttamente dal periodo migliore dei Litfiba.

Si prosegue con una robusta e molto ruvida Le notti delle streghe, seguita da una più intima Inverno 99, che però ha un’apertura più esplosiva nella seconda parte. Oltre il mare si arrotola intorno a un riff piuttosto assassino.

Si corre molto in Trasgressione, che si impernia sul dialogo fra le voci, ma anche su un robusto sound chitarra-basso-batteria. Più melodica 10 lune, prima che il discorso si chiuda con la title track, la molto vivace e brillante L’uomo dalle 12 dita.

Apprezzabile il tentativo dei Misfatto di rinnovarsi e di rinnovare il proprio suono. L’impressione è che qualche canzone qui e là arrivi un po’ sgonfia, ma il risultato complessivo dell’album è positivo e apprezzabile.

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