Si chiama The Human Eater Turbine ed è uscito nel febbraio scorso l’ultimo lavoro dei Voodoo, trio di robusto rock’n’ roll proveniente da Casale Monferrato composto da Vittorio Giorcelli, Stefano Cavaliere e Stefano Bollo. Abbiamo intervistato la band per conoscerne passato, presente e indizi sul futuro.
Potete raccontare la vostra storia fin qui?
Siamo un trio di musicisti che esiste dal 2009. Abbiamo una formazione decisamente atipica. Chitarra-voce, organo e batteria. L’organo fa anche il lavoro del basso. Fortemente influenzati da tutto ciò che è stato rock e blues negli anni ’70, dal progressive, dal folk e da una punta di metal. Ci piace la birra.
Quali sono state le premesse dell’album che avete pubblicato di recente, “The Human Eater Turbine”? Con quali idee siete entrati in studio? Potete spiegare il titolo?
Questo è il nostro primo album intero e abbiamo deciso di non porci limiti, di suonare tutto ciò che volevamo e che ci passava per la testa. Non abbiamo brama di fama e successo, perciò le premesse erano semplicemente di far ascoltare a più persone possibile quello che facciamo. Solitamente entriamo in studio con le idee abbastanza chiare, anche perché facciamo già un grande lavoro sugli arrangiamenti e sulle parti da dividerci in sala prove.
Siamo un gruppo che suona “live”, non ci piace perdere troppo tempo sulle canzoni o a impacchettare in modo perfetto il prodotto. Lo studio di registrazione ci serve più che altro per scegliere i suoni che rispecchino ciò che abbiamo in mente, e in questo ci ha aiutati il nostro produttore artistico Davide Ghione che con il suo mestiere riesce sempre a portarci in carreggiata.
The Human Eater Turbine è un gioco, la canzone che ha dato il titolo all’album è nata come un gioco. Ci siamo poi resi conto in un secondo momento che poteva voler dire molto di più sul significato di tutto il disco, che è una metafora sull’essere umano e le sue meccaniche. Poi, ognuno può vederci ciò che vuole.
Voodoo: vecchia scuola e nuove date
Il disco mi sembra piuttosto influenzato dal rock “vecchia scuola”: quali sono i vostri ascolti abituali?
Spaziamo dai classici Led Zeppelin, Beatles ed Hendrix al vecchio blues di John Lee Hooker e Robert Johnson. Ci piace il progressive di Jethro Tull, Yes e King Crimson e anche cose più attuali volte verso lo stoner come Kyuss, Sleep, QOTSA e Red Fang. Ognuno di noi ha ascolti diversi, di italiano abbiamo ben poco.
Come nasce “His Sorrow”?
È una canzone autobiografica. Parla della perdita di una persona a me molto cara.
Visto che il disco è uscito da qualche mese, qual è stata la risposta che avete ricevuto? Come sta andando la stagione live? Quali sono i vostri prossimi appuntamenti dal vivo?
La risposta è stata buona, la gente che è venuta a sentirci è rimasta soddisfatta e i download dalle piattaforme digitali stanno andando bene. Purtroppo il disco fisico riusciamo a venderlo soltanto ai concerti e non avendo una distribuzione si fa un po’ fatica a sbarcare il lunario. Noi cerchiamo di suonare il più possibile e ovunque si riesca. Dall’uscita dell’album abbiamo fatto una decina di concerti tra Piemonte e Lombardia, al momento stiamo pianificando con Habanero Agency la stagione autunnale. Il prossimo appuntamento più vicino è il 25 luglio in occasione dell’ “Omegna Blue Streets”. Poi suoneremo il 4 Settembre al Goodbye Summer Party a Vittuone (MI)