MusiCraft: fare della musica il proprio lavoro #TraKs

“Musica” e “Lavoro” non sono due parole che, oggi, sembrano stare benissimo nella stessa frase. Non soltanto per motivi artistici: oggi riuscire a fare della musica la propria professione non è semplicissimo.

Colpa della crisi? Anche, ma anche di un mondo, che semplice non è mai stato, e che si è ulteriormente complicato di fronte ai nostri occhi in maniera improvvisa. Quindi?

Quindi ci sono vie d’uscita, purché si sappia cosa fare: almeno questa è la convinzione di MusiCraft, un’associazione di innovazione culturale, fatta da musicisti per i musicisti, che offre corsi di self management e self promotion fatti da professionisti del settore.

Tutto chiaro? Ok, allora ciao. Se invece volete approfondire un po’, ecco le due chiacchiere che abbiamo scambiato con Francesca Pagnini, presidente di MusiCraft.

Cominciamo dall’inizio: come e perché nasce MusiCraft?

Mi occupo di musica da sempre, in qualità di cantante e come operatrice, e spendo buona parte dei miei risparmi in concerti e merchandising!

Da quando mi sono trasferita a Milano ho iniziato a frequentare i molteplici circuiti musicali che tengono viva questa città, entrando in contatto con una moltitudine di musicisti – soprattutto quelli emergenti – nonché organizzatori, promoter e gestori di spazi.

Ho iniziato ad avvertire questo senso di insoddisfazione che colpisce gran parte degli artisti e degli addetti ai lavori… una lotta continua, un perenne senso di frustrazione: alcune volte legittimo, altre no!

Fare musica, oggi, è tra i mestieri più difficili e rischiosi: troppa offerta musicale rispetto alla domanda. Senza contare che in Italia mancano spazi per la musica dal vivo, mancano gli incentivi e il sostegno da parte delle istituzioni, manca una legislazione effettiva, manca una cultura di fondo (specie verso il nuovo, l’originale) ma sono sempre stata convinta che parte del “problema” dipenda anche da una mancata consapevolezza di chi la musica la fa, ovvero l’artista.

Molti artisti, purtroppo, sono ancorati a una visione quasi romantica del music business  – l’industria musicale ai tempi del talent scout! – e non vogliono convincersi che le logiche di questo mercato sono cambiate radicalmente: non basta più curare solo e soltanto l’aspetto creativo… occorre informarsi ed essere preparati, conoscere il proprio settore, ma soprattutto occorre darsi da fare se si vuole intraprendere questa strada in maniera professionale.

Dunque, manca una consapevolezza di fondo. Ed è da questa riflessione (assolutamente discutibile!) che mi sono domandata cosa potessimo fare per provare a diffondere una cultura della professionalità in ambito musicale, aiutando i musicisti – specie quelli emergenti – a cambiare forma mentis, offrendo loro degli strumenti validi per orientarsi nell’industria musicale e sentirsi un pò meno frustrati!

Lo staff di MusiCraft

Ed è così che nasce MusiCraft… un percorso durato quasi due anni in cui io e i miei collaboratori abbiamo messo a frutto le nostre competenze, maturato idee (sempre condivise e formulate con i nostri amici e colleghi musicisti) per provare a cambiare qualcosa…Di solito i musicisti si occupano di fare i musicisti, il che è piuttosto faticoso di questi tempi. Perché avete deciso di “saltare la barricata” e che cosa potete dare di più, in quanto musicisti, rispetto a specialisti di altri settori?

Credo che la forza di MusiCraft stia proprio in questo: se da un lato possiamo essere considerati dei professionisti dell’industria musicale, dall’altro siamo musicisti (prima di tutto musicisti!) e conosciamo perfettamente il nostro target di riferimento: sappiamo cosa voglia dire bussare alle porte di un locale, rapportarsi con un gestore, promuovere dei progetti musicali, scontrarsi con la burocrazia italiana, con la gente comune che rimane perplessa quando gli dici che nella vita fai il musicista, con gli amici che non vengono ai tuoi concerti…!!!

Abbiamo vissuto e continuiamo a vivere tutto questo, ma lavorando anche come operatori abbiamo maturato quella consapevolezza cui accennavo prima, che ci rende tutto più chiaro e meno frustrante!

E non solo… anche dei validi strumenti per poter svolgere l’attività musicale in maniera professionale, gli stessi che vorremmo offrire ai nostri associati.  Cosa intendo per strumenti? Formazione self-managing, networking e rappresentanza.

Dunque, perché “la musica è lavoro”? Non dovrebbe essere passione, impeto, arte…

La musica è senza dubbio e prima di tutto passione… è la peculiarità di ogni professione artistica, il movente, la ragione per cui.
Ma c’è anche chi vive di musica (o almeno ci prova).

E come qualsiasi altro professionista, anche l’aspirante artista deve iniziare a considerare la sua attività una professione a tutto tondo, avvalendosi di strumenti e maturando competenze, non soltanto creative.

Come dicevi prima, fino a qualche tempo fa uno faceva un demo, girava per le majors, cercava di piazzare la propria musica e poi era l’etichetta a occuparsi di far girare quello che scriveva. Oggi è un mondo diverso. In che cosa potete aiutare questi musicisti sperduti nella tempesta?

Formazione, networking e rappresentanza: è questo l’aiuto che MusiCraft può dare ai suoi musicisti associati. Grazie a un’attività di rappresentanza possiamo finalmente riunire sotto un unico grande “cappello” i musicisti professionisti (o coloro che aspirano a diventarlo) e portare avanti, insieme, le nostre piccole battaglie: sono molte le cose da sistemare in Italia, ma finché il mondo musicale continuerà ad essere così frammentato e autoreferenziale, non riusciremo mai a farci ascoltare ed essere credibili.

Spesso noi di MusiCraft ci siamo sentiti dire – sia da parte delle istituzioni, sia da parte di professionisti del settore! – che questo progetto non sarebbe andato lontano perché in Italia non esiste un mercato della musica, non esistono musicisti professionisti che credono in quello che fanno… mi vengono i brividi.

Aiutarli a fare networking significa, da una parte, fare in modo che entrino in contatto con una serie di professionisti e addetti ai lavori e favorire una comunicazione diretta; dall’altra, fare in modo che nascano nuove opportunità di lavoro e di scambio tra musicisti stessi. La situazione attuale è che nessuno va ai concerti di nessuno e poi ci si domanda perché al nostro concerto ci siano quattro gatti conosciuti!

Mentre i corsi di formazione sul self-management dovrebbero stimolare gli artisti a diventare manager di se stessi e a svolgere una serie di attività chiave che in futuro, quando avranno delle carte importanti da giocarsi e dei numeri da mostrare, potranno demandare a terzi.

Le masterclass e gli workshop che stiamo organizzando (e che partiranno ufficialmente dal 17 febbraio) sono finalizzati all’acquisizione di specifiche competenze: dalla realizzazione di una campagna di crowdfunding alla scrittura di un comunicato stampa da inviare ai giornalisti; dalla buona gestione di una pagina sui social network alla pianificazione delle strategie di web marketing per farsi trovare più facilmente sul web; dall’utilizzo di software per l’home recording, all’organizzazione di un tour che non faccia tornare a casa gli artisti a tasche vuote! Saranno tanti gli argomenti da trattare e tanti i compiti da svolgere.

Come nasce la campagna #lamusicaèunlavoro?

La campagna che abbiamo lanciato aveva lo scopo di dire ai musicisti e al mondo musicale contemporaneo <<Hey ragazzi! Noi siamo qui… siamo appena nati, ma vogliamo provare a cambiare qualcosa… Ma se ci lasciate soli, non andremo da nessuna parte! Dobbiamo stare uniti, dobbiamo essere convinti e convincere il resto del mondo che vivere di musica è possibile! >>

Quindi, sostanzialmente, farci conoscere e far conoscere l’intento dell’associazione, ossia, come ci siamo già detti… promuovere una cultura della professionalità in ambito musicale e sostenere, difendere questo lavoro, perché #lamusicaèunlavoro!!!

Un identikit del partecipante ideale ai vostri corsi?

Be’, innanzi tutto è un musicista che ha già maturato un suo percorso artistico e che ha un progetto musicale da portare avanti, da far crescere, da far conoscere.

Mentre gran parte dei singoli workshop potranno essere seguiti da un target più generico e generalista (proprio perché affronteremo questioni tecniche, di stampo laboratoriale, come appunto “tecniche di web marketing per la musica”), le masterclass si rivolgono piuttosto ad artisti emergenti che hanno un loro progetto musicale, inedito, originale… che necessitano fare qualcosa per emergere…. che intendono affrontare questo lavoro con dedizione e professionalità.

Credo che una caratteristica fondamentale del nostro partecipante ideale debba essere poi l’umiltà… il sapersi mettere in discussione… il saper ascoltare chi sta dall’altra parte e andare avanti con estrema tenacia e intraprendenza.

Per approfondire, ci si può collegare al sito di MusiCraft.

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