Noveis: intervista e recensione

Arrivano da Vercelli i Noveis, band che canta in italiano ma si ispira con evidenza a un sound di sapore internazionale. Il mondo non è un posto silenzioso è il loro nuovo disco, e noi abbiamo rivolto alla band qualche domanda.
Mi racconti come nasce e come “cresce” la band?
Nasce alla fine degli anni ’90 dalla mia voglia di formare una tribute band degli Oasis, ma visto che il progetto stentava a decollare nel 2001 portai in sala prove quattro pezzi scritti da me. Da lì è partito tutto… sono arrivati due ep (Tutto bene casualmente – 2005 ed Echi di giorni Strani – 2007) e un album (Dall’una alle due – 2012), una serie di esperienze live in giro per l’Italia e l’Europa, gioie, delusioni e cambi di formazione a cui hanno resistito soltanto le colonne portanti della band, Lorenza Ronza al basso e Fabio Badano alla batteria.
L’ultima ciliegina sulla torta Noveis è l’arrivo in pianta stabile nella formazione di Umberto Capaldi alla chitarra… il nostro CR7.
Il mondo non è un posto silenzioso è il vostro nuovo disco: su quali presupposti nasce?
Se per i nostri lavori precedenti sonorità e arrangiamenti prendevano forma durante le registrazioni, questa volta la quasi totalità di entrambi erano già state trovate prima, questo grazie anche al lavoro quasi maniacale di preproduzione fatto da Matteo Sarasso, il nostro tastierista, che è anche coautore del brano Manifesto.
Postproduzione, mix e mastering sono poi stati seguiti da Pietro Cuniberti del Phonograph Recording Studio di Torino che ha dato all’album il sound che cercavamo.
Se poi ci mettiamo che è il primo album cantato dal nostro nuovo cantante Massimo Benedetti, che ha scritto anche il pezzo Bisogno di niente, prima volta di un brano non scritto da me all’interno di un album targato Noveis, e che per la prima volta una canzone, La mia vita è cantata e suonata quasi interamente da me, posso affermare che Il mondo non è un posto silenzioso è sicuramente qualcosa di nuovo.
Mi sembra che le sonorità guardino apertamente al mondo anglosassone. Quali sono i vostri capisaldi in merito?
Io ho una “venerazione artistica” per Noel Gallagher e quindi molto di quello che scrivo risente, credo, di questo. Ma nel nostro bagaglio musicale abbiamo anche Beatles, Rolling Stones, David Bowie, Led Zeppelin.
Vorrei sapere come nasce Il mio matrimonio
Nasce un po’ per gioco… Da un matrimonio di una mia amica che a pochi giorni della celebrazione aveva dovuto far fronte alle defezioni prima del parroco, poi del coro che aveva scelto, più una serie di contrattempi. Così per scherzo sono venuti fuori i primi versi.
Dopo mi sono accorto che piano piano prendeva un senso più profondo che si fonda sulla domanda: “Siamo sicuri di fare parte di quello che stiamo vivendo?”
Dal punto di vista della scrittura, come per E’ solo un sogno, accordi, melodia e testi li avevo scritti durante una vacanza a Minorca nel 2014, ma se per la prima avevo già in mente la direzione che avrebbe dovuto prendere il pezzo per questa non avevo la minima idea. Un attimo prima di andare in studio nel marzo 2016, durante una sessione di prove, Massimo Benedetti e Matteo Sarasso improvvisarono una stupenda versione del brano voce e piano. Il resto lo hanno fatto la cover di Love is Blindness degli U2, versione Jack White, e Non ci conosciamo di Maurizio Filardo, un pezzo strumentale che fa parte della soundtrack di Perfetti sconosciuti, a indicarci i colori, i suoni e i rumori che dovevamo cercare per completare il puzzle.
Che cosa si può aspettare chi viene a vedervi dal vivo?
Troveranno la musica e le parole che sono stati la forza del gruppo in tutti questi anni, a raccontare le emozioni, le paure, i sogni e i sentimenti che sono una parte fondamentale della storia di ognuno di noi.
Noveis traccia per traccia
Il primo passo è di stampo onirico: E’ solo un sogno apre il disco tra sonorità che hanno spiccati gusti rock, anche in senso vintage, con la chitarra capace di prendersi la scena nel finale.
Questo tempo che muore accoglie i fiati e amplifica le sensazioni, attingendo anche da sensazioni parzialmente brit.
Più evocativa e con il passo pesante, ecco poi Il mio matrimonio, non proprio un brano festoso, anzi si tratta di una cerimonia dai dintorni piuttosto oscuri.
Si svolta verso l’hard rock con una molto consistente e piuttosto vintage Manifesto, che accoglie anche vocalizzi veramente old style.
Drumming pesante per Bisogno di niente, che fa riferimento a una chitarra in questo caso un po’ cling-clang (R.E.M. o Byrds docunt).
C’è maggiore dolcezza nell’apertura de Il mondo che vuoi, che ha accenti quasi lirici, con le tastiere, in questo caso, a costruire atmosfere morbide.
La calma dura poco: Arriverà si annuncia con potenza, anche in modo piuttosto altisonante, con un buon lavoro del basso. La seconda parte del pezzo acquista maggiore ritmo e forza.
Imperfetto a metà marcia a media velocità su canoni più pop. Il disco si chiude con La mia vita, finale robusto per l’album, con un drumming agile e fondamenta sonore intense.
Disco convinto e di livello per i Noveis, capaci di attingere a piene mani dall’armamentario vintage ma senza suonare fuori tempo. Anzi la miscela proposta è ricca e fresca, con canzoni ricche di nerbo e di senso.