osc2xDance, pop, elettronica, punk e molto altro si intersecano in Osc2x, progetto solista di Vittorio Marchetti ormai allargato ad altri compagni di avventura. Abbiamo rivolto qualche domanda a Marchetti.

“Life Companion” è il primo singolo estratto dal tuo prossimo disco, Sell Everything. Chi è il tuo compagno di vita? A chi hai dedicato questa ballad malinconica e spensierata?

Non è dedicata a nessuno in particolare, nel testo dico “abbiamo bisogno di un compagno per essere sicuri che quello con cui abbiamo a che fare è reale”. Voglio dire che si ha bisogno di aprirsi per capire meglio la difficile realtà che ci circonda. Il fatto che sia un LIFE companion vuole dire che il rapporto deve essere profondo soprattutto ora in cui i rapporti sociali sono molto a rischio di essere superficiali per colpa della comunicazione da social network.

Sei costantemente accompagnato dal tuo batterista, Luca Rizzoli. Da quanto tempo suonate insieme?

Io e Jean-Luc ci siamo conosciuti 10 anni fa in 1*H al liceo Righi, sezione bilinguismo. In quarta facemmo uno scambio con una classe di Lione, lui rubò la fidanzata a un ragazzo di quella classe, tale Felix. Questo ragazzo lo minacciò con un coltello, ma Luca non si fece intimidire e la relazione con Lola proseguì per un po’. Da allora uno dei suoi tanti soprannomi è “coraggiosino”. Luca perse la verginità a Lione. Non so perché sto scrivendo questo aneddoto, ma credo che qualcuno dovesse metterlo nero su bianco per evitare che venisse dimenticato.

È giusto parlare di Osc2x o degli Osc2x? Progetto solista o duo (e trino)?

Per la storia di questo progetto e per come si è evoluto credo sia giusto parlare di Osc2x. Ho fondato questa idea come progetto solista e sono scappato da tutte le altre band che non mi davano modo di esprimermi completamente. A un certo punto questo bisogno di esprimermi è diventato troppo grande e ho dovuto fare una scelta. Ho scritto e registrato un disco tutto mio e se non l’avessi fatto sarei scoppiato dentro.

E’ stato terapeutico, un regalo che mi sono fatto e di cui sono felice perché alla fine mi ha regalato un sacco di bei momenti, un assurdo tour pieno di emozioni e di ricordi che mi porterò tutta la vita. Quando il disco fu finito diedi una festa a casa mia (25 mq) con tutta la squadra che mi aveva aiutato: c’era la mia etichetta “Collettivo Hmcf”, l’ufficio stampa Pitbellula e l’agenzia booking Panico Concerti con tutte le varie fidanzate e anche i membri dei miei vecchi gruppi con cui siamo rimasti in ottimi rapporti.

Il tuo sound in equilibrio tra sperimentazione elettronica e pop è davvero qualcosa di fresco e originale per il mercato italiano. Quali sono i tuoi punti di riferimento attuali?

I riferimenti sono molto variegati e molto poco chiari. Ci metto molto a digerire un disco nuovo. Mi spaventa molto la facilità con cui ci si può fare ascoltare oggi grazie alla comunicazione molto più veloce di un tempo. Cerco di non farmi influenzare troppo dai nuovi stili, ma al contempo sono molto affamato di musica e mi trovo a passare ore su Spotify o Youtube. In questo strano momento storico mi capita di rintanarmi nei classici. I miei classici sono Gorillaz, Daft Punk, Air, Justice, Tycho, Aphex Twin e molto indie rock dei 2000.

Del nuovo album non sappiamo quasi nulla. Puoi anticiparci se e cosa ci sarà di diverso rispetto al tuo debutto Under The Sun All Night Long?

Sarà la naturale continuazione del mio percorso di sperimentazione e autoterapia. Sarà più solare.

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