Ottodix, alias musicale dell’artista Alessandro Zannier, pubblica il suo sesto concept album. Micromega, con probabile riferimento all’omonimo racconto di Voltaire, è il titolo di un’operazione artistica che comprende una serie di opere visive, un album musicale e degli spettacoli che indagheranno in modo simbolico le strutture matematiche, biologiche, fisiche e astrofisiche ricorrenti nella natura, dal micro al macro cosmo, mettendole in relazione con l’uomo contemporaneo, per ridimensionarlo, lontano da superstizioni, religioni o illusioni.
Ottodix traccia per traccia
Si parte dal CERN, l’acceleratore di particelle di Ginevra, fonte di macro/microscoperte (e talvolta di gaffe per ministri dell’istruzione) assurge a simbolo della scienza, che Ottodix appoggia su un tappeto elettronico tutto sommato morbido. Si prosegue in ambito scientifico (che per Zannier è tutt’altro che una novità) con Elettricità, che presta il fianco a spunti più pop.
Ritmi più alti quelli de La risonanza, immersa sostanzialmente in atmosfere electro-rock, alla ricerca di vibrazioni a cui fa riferimento anche il testo. Il mondo delle cose placa un po’ i ritmi e concede piccole pause elettroniche che confinano con la canzone un po’ più tradizionale.
Giusto un attimo, perché con Micromega Boy si riparte a ritmi alti, con archi ed elettronica (oppure archi elettronici) a scoccare frecce in maniera molto continua. Planisfera si spacca tra una prima sezione molto ritmata e una seconda molto più melodica. Molto più acida Zodiacantus, pezzo astronomico mentre l’alternanza di ritmiche prosegue con Sinfonia di una galassia prima e poi con Multiverso, che chiude un viaggio spaziale ed elettronico con ultime propaggini electro.
Rispetto ai lavori precedenti, Ottodix sembra propenso a sforbiciare qui e là qualche orpello, ottenendo un disco più compatto e anche più “leggero” in qualche circostanza. Il che non fa perdere né ambizione né sostanza alle sue idee, ma aumenta la fluidità di ascolto, il che non è un male.