Non voglio parlare della musica di Paolo Benvegnù. Basta aprire lo streaming e ascoltare. Ammirare e a volte stupirsi. Non posso parlare dell’uomo Paolo Benvegnù: non lo conoscevo di persona. Vorrei parlare però dell’artista Paolo Benvegnù e di quello che ha rappresentato e continuerà a rappresentare.
Perché pochissimi come lui costituiscono l’esempio perfetto dell’artista “emergente”, che per certi versi rimane emergente a vita, perché questo è un Paese in cui si sta perennemente nel limbo: puoi scrivere canzoni magnifiche, puoi incantare le platee, puoi vincere premi, ma per certe donne e certi uomini la porta rimane sempre mezza chiusa.
Ma invece che farne una debolezza, Paolo Benvegnù ha reso questo contesto così poco grato la propria forza: è riuscito a pubblicare dischi senza compromessi, senza l’affanno della classifica, con molti “senza” ma anche con molti “con”. Con passione, amore, conoscenza della parola e del suono, arte.
Ha saputo rinnovarsi, interpretare il periodo: “nato” artisticamente negli anni Novanta, è partito dai suoi Scisma e dal rock alternativo e indipendente dell’epoca per evolvere in un musicista, un produttore, un cantautore sempre ammirato ed elogiato, mai abbastanza ascoltato.
Ma non mi piace dipingerlo come un incompreso: lo hanno capito e amato in molti. E’ riuscito a fare ciò che gli piaceva per tanto tempo. Ha tracciato un solco, per certi versi: anche senza vincere a Sanremo, anche senza fare talent, anche senza aggiudicarsi 700 dischi di platino e di altri metalli ancora sconosciuti, è possibile fare musica con coerenza, perfino in Italia, perfino negli anni Venti del Duemila.
E’ curioso che se ne sia andato nell’ultimo giorno del 2024, a soli 59 anni. Curioso perché ha fatto in tempo ad aggiudicarsi un ultimo riconoscimento, una Targa Tenco, con È inutile parlare d’amore. E ha fatto in tempo a chiudere un cerchio, rileggendo il proprio esordio da solista, Piccoli fragilissimi film, a vent’anni dall’uscita, con un’edizione “reloaded”, con l’aiuto di Paolo Fresu, Ermal Meta, Tosca, Malika Ayane, Giovanni Truppi, Piero Pelù, FASK, La Rappresentante di Lista, Motta, Appino, Dente, Lamante, Giulio Casale, Irene Grandi, Max Collini.
Come se gli fosse stata data la possibilità di concludere un lavoro, cosa che sicuramente la vita non riserva a tutti. Ma del resto la vita non riserva a tutti nemmeno di scrivere con questo tipo di sensibilità, di osservare con lo sguardo dell’artista, di vivere con coerenza e senza compromessi, senza mai rinunciare ai propri sogni.