Mattia Pattoni, in arte solo Pattoni, è una giovane promessa dell’indie italico: i suoi primi singoli Oceano e Ho bisogno di parlare con qualcuno sono approdati nella playlist Scuola Indie di Spotify. Oceano, ora è il disco d’esordio, una raccolta di “piccole bombe d’amore, semplici e dirette” pubblicata per Vina Records. Sono canzoni nate tra le mura domestiche, fotografie di stati d’animo ed emozioni, inizialmente scritte come sfogo e diventate poi brani destinati alla pubblicazione.

Pattoni traccia per traccia

Da quanto tempo è che non scrivo più / l’oceano è bellissimo se combattiamo insieme

Il primo brano è Oceano, ispirato alle suggestioni del romanzo Moby Dick di Melville e a un mal di vivere che fa fatica a star lontano. La cornice è del cantautorato giovane e assorto, dove è l’emozione a farla da padrone.

La notte mi porterà consiglio / oppure solo i numeri del lotto / quelli buoni che se gioco faccio il botto

Ho bisogno di parlare con qualcuno è il bisogno di avere un contatto, una vicinanza non solo fisica ma spirituale. Ci si può sentire bene anche quando si è a pezzi se si trova conforto sulla spalla giusta. I toni ricordano un acerbo Tommaso Paradiso, quello di cui ora si sono perse le tracce.

Ti lascio vincere se per te è importante

Il terzo brano è Voglio vederti stare bene: a volte è necessario lasciar andare gli affetti più grandi per poter ricominciare. L’augurio è quello di star bene, pur sapendo che dentro le grandi cose si nascondono tante piccole sfumature, ugualmente importanti.

Arriva il primo dei due pezzi strumentali, intitolato semplicemente Strumentale uno, per poi scivolare piacevolmente verso la quinta traccia.

Se parlo sempre delle stesse cose è perché non c’è niente di cui voglia parlare veramente

Cinzia è uno sfogo, una presa di coscienza dove si manifestano malesseri e incomprensioni, sempre con lo stile che ha contraddistinto i brani precedenti. Un testo doloroso, che viene reso tollerabile dal mood “finto scazzato” di Pattoni.

I bambini sono dei supereroi, parlan meglio loro dei genitori

Così vicini, così liberi parla ancora d’amore, ma questa volta in senso più ampio: è la vita, le cose terrene e quelle celesti, con la voglia di creare la propria casa, il proprio posto nel mondo. Si sentono le influenze di Lucio Dalla, oltre che del citato Alan Sorrenti in questo brano, vuoi per il modo di cantare, vuoi per la scelta di parlare di cose impegnate senza voler per forza fare gli intellettuali. Altro intervallo strumentale, per poi passare alle ultime due tracce dell’album.

Quando ti penso piango fortissimo / tu che sei uguale a me e hai i miei stessi ricordi

Tu che sei uguale a me è stata scritta a due mani, una domenica mattina, insieme a una persona molto importante per Pattoni. Immagini di momenti belli che sono stati e che ancora devono accadere, si parla dello stare bene insieme.

E poi alla mattina ancora noi / che sembriamo degli eroi reduci da un combattimento

A concludere l’album è Astronave, che è anche l’ultimo singolo estratto. Con la chitarra a cui siamo abituati, la solita delicata leggerezza, Pattoni ci racconta le difficoltà dello stare insieme e la bellezza di un amore che è riuscito a sfidare mille avversità.

Un disco nudo, essenziale, dove al centro ci sono i sentimenti, gli stati d’animo e le fotografie delle tante esperienze raccontate.

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