A San Lorenzo di Parabiago sono nati, nel corso della storia, due futuri sindaci di Parabiago, un fondatore della compagnia teatrale dei Legnanesi, un movimento indipendentista che brevemente cercò di staccare la frazione e di farne un comune propriamente detto, separato da Parabiago. E non tantissimo altro: in questa frazione in provincia di Milano, collocata sulla direttrice della statale del Sempione, aveva sede la Termozeta, a sottolineare la vocazione industriale di una zona che per anni è stata di richiamo per tutti quelli che cercavano lavoro.
A fine anni Ottanta la musica che girava nell’hinterland milanese era la stessa che circolava nel resto d’Italia: tolte le canzonette sanremesi e gli ultimi colpi di coda del synth pop, Videomusic e le radio convogliavano soprattutto musica d’importazione nelle case di tutti. Tra cui il punk, che in Inghilterra era ormai storia vecchia, in America era ancora vivo grazie ai Ramones ma in Italia non è che avesse tutti questi alfieri a disposizione.
Perciò, quando nacquero, nel 1988 a San Lorenzo di Parabiago, i Punkreas erano piuttosto consapevoli di non trovarsi le porte proprio spalancate di fronte. Del resto se si va a dare un’occhiata ai concerti a Milano di quell’anno si vede come dal Palatrussardi, da San Siro e affini siano passati Whitney Houston, Bruce Springsteen e gli A-ha, non certo i Clash. Però la band nasce, percorre i primi passi come tutte le band esordienti del mondo, tra tentativi sballati, idee, contrasti.
E’ il dicembre del 1990 quando i Punkreas realizzano il demo autoprodotto, Isterico. Che cosa porta un demo al successo, cioè a far notare la band che lo ha realizzato? Di solito è una canzone in particolare, perché è difficile che saltino all’occhio qualità di produzione o particolarità dell’arrangiamento. Ma se hai una canzone che spacca, di solito basta.
I Punkreas ce l’avevano: era Il vicino (Il mio sogno è sempre stato fare il benzinaio/e cospargere di benza il vicino e il suo granaio) che in poco tempo diventa un classico della band. Ed è già tempo di cambi di formazione: se ne va il chitarrista originale, Claudio, ed entra Noyse, che è tuttora con la band. Sarà uno dei soli tre cambi di formazione che in 27 anni di carriera i Punkreas dovranno affrontare.
Iniziano a suonare in giro, come di rito, iniziano a fortificare il seguito e nel 1992 arrivano all’esordio: il disco d’esordio si chiama United Rumor of Punkreas, con il titolo e la copertina se la prende con la pubblicità di Benetton, e si apre con Occhi puntati, che concentra l’attenzione su una certa paranoia che caratterizza la band, consapevole che in un paese di provincia non è difficile finire etichettati come “drogati”.
Altri pezzi inclusi nel disco sono la già nominata Il vicino, nonché Disgusto totale, che inizia a occuparsi di politica (parlando anche di un tizio, apostrofato in maniera non molto tenera, che è fuggito nella sua villa in Tunisia). Stesso discorso per E’ ora di finirla, mentre Montezuma si schiera con gli indigeni d’America, Intifada con i palestinesi, Skizo si diffonde in metafore da manicomio per descrivere la realtà dell’economia. Insieme al punk la band mette fin da subito in evidenza qualche propensione per i ritmi ska.
Punkreas: L’epoca della Paranoia
L’autoprodotto United Rumor of Punkreas vende circa 4.000 copie. Non tantissime ma nemmeno bruscolini: un esordio tutto sommato incoraggiante, per una band che non è partita proprio per inseguire il successo commerciale. Piuttosto per realizzare dischi come Paranoia e potere, che esce nel 1995.
Tuttora fra le punte di diamante della discografia della band, il disco presenta fin da subito un livello di realizzazione superiore rispetto all’esordio, anche se la registrazione è in analogico e lo “sporco”abbonda nelle tracce di un album molto aggressivo. Il produttore è Paolo Dal Broi, e il disco può contare su pezzi come Tutti in pista (che se la prende con le regole anti-alcol alla guida definendole un trucco per incatenare le persone in casa, davanti alla tv), Aca Toro, La canzone del bosco. Il punk “lo-fi” del disco contribuisce alla compattezza dei suoni dell’album, che conta su “hits” come Aca toro, La canzone del bosco e Tutti in pista.
Paranoia e potere vende 45.000 copie, ma soprattutto dà la dimensione di un gruppo capace di mettere radici solide: le basi per una continuità che vada al di là del singolo pezzo ci sono tutte, la visione “da album” anche, con i numerosi argomenti toccati e la disponibilità a inserire qualche elemento differente all’interno di un quadro che è e rimarrà sempre rock.
Si riparte in tour e lì si rimane, virtualmente fino al 1997, quando l’interesse intorno al gruppo è tale che si tenta un azzardo: ripubblicare i primi demo della band pochi giorni prima dell’uscita del nuovo disco di inediti. Il tutto passando attraverso la nuova etichetta fondata dal gruppo, L’Atomo Dischi. In realtà l’azzardo si rivela vincente: se da una parte la raccolta Punkreas 90-93 è bene accetta, sorte molto migliore è quella di Elettrodomestico.
Compatto e diretto come da tradizione, il disco riceve le lodi della critica e vende bene, con pezzi come Sesto senso, Frecce avvelenate (dedicata al molto sospetto disastro di Ramstein), Senza sicura, Chiapas, Psichiatria. Prodotto da Paolo Mauri, il disco consente alla band di partecipare ad alcuni festival notevoli (come il pre-Independent Days, cioè l’allora Festival Teste Vuote Ossa Rotte o il Vans Warped Tour).
E poi, nella carriera di una band fedele ai propri principi, ribelle e contestatrice, ma di successo, arriva sempre il momento del dunque. Rimanere fedeli alle radici e sputare in faccia al successo restando ancorati all’indipendenza totale, o accettare le lusinghe delle major, tradirsi un po’, ma raggiungere un pubblico sempre più vasto?
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