Uscirà fra pochi giorni Cut it Out, nuovo disco dei Dancing Crap, pubblicato da Agoge Records: con radici che affondano al 2008, i Dancing Crap hanno trovato negli anni più recenti una formazione stabile e, forti di esperienze internazionali importanti, come tre mesi di concerti londinesi, propongono il loro rock’n’roll con tracce alternative e punk.

Cut it out è il terzo disco della band. La formazione attuale, dopo un altro cambio, è composta da Ronnie Abeille (voce), Eugenio Pavolini e Chris Caruso (chitarre), Bobby Gaz (basso) Antonella Angelini (batteria). Il disco è preceduto dal singolo The Sick Ones, il cui video puoi vedere a fine pagina.

Dancing Crap traccia per traccia

The Sick Ones apre il disco con larghe dosi di chitarra che calano su una struttura sostanzialmente rock ma con buon orecchio per i suoni contemporanei. Stesso discorso per Burned Down City Soul, che su uno scheletro sostanzialmente hard rock innesta molte divagazioni sul tema, tra sampling, fischiettii e un’attitudine che si può anche definire glam.

Sam apre di campionamenti, ma c’è spazio molto presto per chitarre pesanti e per un cantato quasi death metal. Molto roboante Spotlight, questa volta veloce, con voce virata e qualche riferimento al metal dei primordi.

Obscure tiene fede al proprio titolo soprattutto a partire dalla metà del brano in avanti, proponendo per il resto una formula ancora ricca di chitarre, anche sottoforma di assolo, di sostanza rock e di “sporcature” elettroniche. Pulsioni più inquiete percorrono Sociopathic Circus, che aggiunge qualche tocco di teatralità al mix generale.

Arriva poi, di corsa, The Ride, che tutto sommato suona come uno dei pezzi più diretti del disco. Meno diretto sicuramente, anche per “colpa” del cantato di nuovo piuttosto teatrale, Strange Kind of Connections. Le tastiere entrano pesantemente in gioco nell’introduzione di Needless, che però recupera presto e per intero uno spirito quasi garage, con il basso a effettuare un lavoro piuttosto intenso. Il finale apre la canzone a sonorità più vaste e ambiziose.

Si chiude con Morbid Mary, non la prima Mary immortalata in una canzone: il cantato dell’introduzione è quasi parodistico, poi entra in gioco il basso e cambia le carte, disegnando un pezzo con molti chiaroscuri e in grado di lasciare una buona impressione finale.

Molta potenza ma anche qualche qualità di fantasia e la consapevolezza che, per fare qualcosa che suoni nuovo, oggi sia necessaria una dose di creatività in più: nella musica dei Dancing Crap c’è tutto questo e “Cut it Out” suona come un disco divertente ma anche di buon livello.

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