Endless_Tapes_brilliant_wavesMa in quanti dischi al minuto entra Colin Edwin? Il bassista dei Porcupine Tree è ormai a pieno titolo il musicista indipendente “italiano” più attivo su tutti i fronti: non bastandogli la band d’origine, gli O.r.k. e un’altra mezza dozzina di progetti, il generosissimo Colin si è messo in combutta con Alessandro Pedretti per Endless Tapes.

Pedretti ed Edwin si sono scambiati nastri infiniti per un certo periodo di tempo, con provini, spezzoni e canzoni vere e proprie. Il risultato è questo Brilliant Waves, primo lp dopo un ep d’esordio uscito qualche tempo fa.

Endless Tapes traccia per traccia

Il primo pezzo del disco è anche la title track, Brilliant waves, che pone subito all’orizzonte le argomentazioni principali del disco: il pezzo è una suite che supera gli otto minuti e che inizia in modo piuttosto morbido e sale piano piano di colpi, pur senza perdere in alcun modo di omogeneità. Notevole la parte del basso di Edwin, che serve a fornire sostanza soprattutto alla parte centrale del pezzo.

Si prosegue con una più breve e nervosa Terminal 1, arrotolata a loop attorno a un giro di basso. Le voci argentine e fantasmatiche sul fondo possono far pensare ai Sigur Ros, ma ci sono anche inquietudini che si muovo nello spettro sonoro che va dal jazz al rock. E’ la chitarra acustica a guidare l’incipit de Il Guardiano, anche in questo caso con una certa propensione per il loop, alleggerito anche da cori lontani. Il discorso si acidifica con il passare delle battute, e anche un drumming molto deciso interviene ad affollare il cielo di nuvole.

Il basso torna come grande protagonista in Saturn, che dopo una parte iniziale molto robusta si rasserena dalla metà in avanti. Le atmosfere si fanno più notturne con Bass collapse, che accoglie comunque un drumming piuttosto nervoso. Gira al contrario su temi molto fluidi Possible Mission.

Si procede fra i contrasti con Private, svolazzante per certi versi ma molto decisa per altri. Un risveglio improvviso proietta il brano in orbita jazz, prima di un nuovo placarsi, accompagnato da effetti vocali portatori di una certa inquietudine. Last Days chiude con toni morbidi ma malinconici, il tutto su un letto di drumming consistente ed evidente.

L’incontro fra Pedretti e Edwin produce buoni risultati e un disco di un certo spessore: il progetto Endless Tapes non semplicissimo da circoscrivere a un genere ma è chiaro e distinto per quanto riguarda sentimenti ed emozioni che accompagnano ogni singolo brano.

Se ti piacciono gli Endless Tapes assaggia anche: O.r.k.

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