Uscito qualche giorno fa, Disadottati è il terzo album in studio dei Lebowski: il nuovo lavoro arriva a tre anni di distanza dal precedente
Propaganda e apporta alcune significative modifiche: non più “Lebowski & Nico” ma solo Lebowski e in cabina di regia non c’è più Giulio Ragno Favero, come nei due precedenti dischi, bensì il veterano David Lenci in veste di sound engineer, affiancato da Riccardo “Rico” Gamondi dei Uochi Tochi al mastering. Gli otto brani di Disadottati si muovono in labirinti elettronici con influenze psichedeliche tra vena pop e ironia dei testi.
Lebowski traccia per traccia
Si parte con un allure di eleganza ma anche con un groove di basso non secondario: è Rent to buy ad aprire il disco di Lebowski con una lunga prolusione strumentale, con il testo che, a raccontare di problemi economici quotidiani risolti con soluzioni (apparentemente) originali, arriva dopo tre minuti di canzone.
Non sarà questo l’unica particolarità del disco di Lebowski: Il cielo è sempre meno blu sottolinea come le idee di Rino Gaetano non siano sempre state profetiche, e ondeggia sul dancefloor tra suoni molto saturi e ricchi, psichedelia, influenze Madchester, e di nuovo i problemi quotidiani trattati con leggerezza ma comunque presenti.
Si picchia duro ne Il tagliateste, ritmi alti e tracce sporche, con un perfetto ritratto di un licenziamento presentato come se fosse fatto per il bene del licenziato. Ritmi leggermente più allentati ma molto veleno (non solo in coda) per El Salvador offshore, che usa percussioni e chitarre molto evidenti e potenti, per risultati che viaggiano sul filo dell’ambiguità.
L’incapiente, dopo un’intro fortemente elettrica, si innesta su strofe quasi del tutto voce, drumming, e participi presenti. Le tastiere aggiungono qualche tocco di surrealtà ulteriore. Anche X mette ritmo e percussioni davanti a tutto, scarnificando un po’ il sound, che comunque si delinea come sempre più intriso di elettronica. Ciò che resta di analogico, però, come la chitarra, è del tutto acido.
E se con Il cielo è sempre meno blu il riferimento era Gaetano, con Una Vita Disarmata si entra in casa di Vasco Rossi, più che altro per buttare all’aria le carte, mentre il finale è lasciato alle tastiere de Il signor Costa.
E’ un disco che può far male, “Disadottati” dei Lebowski: si parla quasi sempre di economia, domestica o globale, e sempre malata. E lo si fa attraverso sonorità molto vive ma anche molto sporche. Il risultato è forte, convincente, sarcastico, quasi doloroso.